Le vie del latte sono infinite, il Baccanale le esplora

Imola

IMOLA. Quante cose pensiamo di sapere sul nostro cibo quotidiano e quante invece non ne conosciamo o ne abbiamo dimenticate. Il latte, l’ingrediente intorno al quale ruota questa edizione del Baccanale imolese, che partirà sabato prossimo e si protrarrà fino al 25 novembre, è certamente un buon terreno di prova per sperimentare non solo l’estro dei cuochi nelle cucine-fucine della città, ma anche per mettere alla prova le nostre conoscenze in campo gastronomico, storico e soprattutto antropologico.

Il primo cibo

In un sorso di latte c’è infatti la storia di ogni uomo, perché il latte materno è l’unico presente su tutta la terra, ed è insieme un gesto culturale, perché bere latte, così come trasformarlo velocemente per non perderlo, ha avuto accezioni e modalità diverse nei diversi territori dell’Europa e del mondo e nelle diverse epoche, a seconda anche delle diverse tipologie di animali che il latte lo hanno fornito all’uomo. Ma anche perché, circoscrivendo il cerchio alla sola Romagna, il latte è sempre stato considerato prezioso, in virtù di essere esso stesso alimento e materia prima fondamentale per la trasformazione in altro. Noi, nati e vissuti nell’era dell’agroindustria abbiamo certamente dimenticato cosa volesse dire anche solo una manciata di decenni fa dover salvaguardare le “scorte di latte” per una madre che avesse appena partorito, o per una famiglia contadina, che, magari con il latte di una sola mucca si sfamava. Ma non abbiamo solo perso il ricordo della “fame”, bensì anche della ritualità, e il latte è sempre stato al centro di credenze e riti magici veri e propri volti a scongiurare la perdita o il deperimento di questo elemento della vita.

Il programma

I 122 appuntamenti messi in scaletta nel corposo programma della rassegna imolese, forse non basteranno a velare tutto, ma gli spunti per riappropriarsi di una memoria di sé e del gusto, non mancheranno. Si parte sabato prossimo, l’apertura ufficiale è al Teatro Comunale alle 17.30 con l’introduzione storica al tema dello storico dell’alimentazione Massimo Montanari (docente dell’Università di Bologna) dal titolo “Fiumi di latte, laghi di burro, montagne di formaggio” a cui seguirà una lettura del Libro IX dell’Odissea che narra del pastore Polifemo, affidata alla voce dell’attrice Maddalena Crippa. Saranno diverse le occasioni per ascoltare docenti universitari declinare i loro interventi sul tema. Ci sarà ad esempio l’antropologo Riccardo Ciavolella che parlerà degli usi e valori di questo alimento partendo dal locale e spaziando in tutto il mondo. Oppure Fabrizio Lollini che parlerà di latte e arte attraverso i secoli.

Eventi variegati

Il format è quello consolidato e si compone di incontri, tavole rotonde, spettacoli, mercati contadini, degustazioni, cene a tema, visite nelle stalle e nei caseifici, laboratori per i bambini, banchi di assaggio, in questo caso di vino e olio, scuole di cucina, il premio “Garganello d’oro” che quest’anno andrà a Patrizio Roversi. Ovviamente, visto l’argomento, si parlerà anche di ambiente e di salute, perché il latte porta con sé tutto quello che l’animale che lo ha naturalmente “sintetizzato” ha incontrato nella sua stalla, nella propria mangiatoia, al pascolo. I cuochi del territorio hanno messo a punto 45 menù differenti, compreso uno tutto vegano, perché anche le piante, si sa, producono il loro latte. Insomma, “le vie del latte”, come le chiamava quel coltissimo “cantastorie” di cibo e cultura che era Piero Camporesi, sono infinite.

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