Figlia di due donne, a Imola valanga di critiche dalla politica e dalle associazioni

Imola

IMOLA. La prima registrazione di una bambina di Imola come figlia di una coppia di donne divide l’opinione pubblica, con molte voci critiche.

La politica

«Cosa e perché si è voluto spettacolarizzare? La sfida lanciata alla famiglia cosiddetta “tradizionale”, considerata da certi probabilmente obsoleta e superata?», si domanda Nicolas Vacchi, di Forza Italia. «A che titolo la prima cittadina ha forzato la mano e si è assunta la responsabilità di superare norme di legge e sentenze della magistratura? Esiste un dovere generale di interpretare le norme nell’interesse superiore del minore».

«I politici che hanno a cuore il bene della famiglia pongano il problema del diritto leso della bambina ad avere un papà e una mamma», rincarano la dose Marco Dall’Olio, presidente del circolo cittadino del Popolo della famiglia, e Mirko De Carli, coordinatore nazionale. «Il dovere di un buon amministratore è fare tutto il possibile affinché i cittadini, compresi i bambini, siano nelle condizioni migliori per crescere e vivere in un contesto sociale sano e di elevato benessere».

L’associazionismo

«La famiglia è il luogo della relazione nella diversità dei generi. Non il generico “luogo dell’amore”», commenta Matteo Venturi, dell’associazione Valori e vita. «Le esigenze delle famiglie imolesi sarebbero ben altre e auspichiamo che l’amministrazione sappia farsene carico».

«È l’ennesima forma (già nota) di permeare usi, costumi, abitudini e anche la pubblica amministrazione con una propaganda e un’azione specificamente mirate a un solo obiettivo», aggiunge Filippo Martini, segretario dell’associazione Giuristi per la vita.

«Fare approvare norme di legge che, in virtù di una rivendicata parità ideologizzata di diritti (mai di doveri) e a rischio stesso del vero e univoco interesse del bambino, vanno a destabilizzare il fondamento ontologico della famiglia come unione stabile tra uomo e donna, con primario fine procreativo».

«La crescita armoniosa di un bambino avviene attraverso la sinergia con entrambe le figure di madre e padre – aggiunge Luca Salvadori, presidente di Scienza e vita Imola –. Auspichiamo che l’amministrazione sappia mettere al centro delle proprie politiche le giovani coppie e la loro progettualità familiare senza sterili strabismi ideologici».

Stop alle discriminazioni

«Avere evitato il ricorso alla stepchild adoption è un fatto importante», ha dichiarato Michele Giarratano, avvocato che ha affiancato la coppia, al sito internet GayPost.it «perché in questo modo si fotografa la situazione reale della famiglia senza ricorrere alla forzatura di un’adozione».

E quello con la sindaca «è stato un confronto aperto e fruttuoso che ha portato alla decisione migliore possibile» continua. «Il futuro di centinaia di bambini e di bambine è, purtroppo, lasciato alla buona volontà dei singoli amministratori e al buon senso dei giudici. Una situazione che genera discriminazioni sullo stesso suolo italiano, davanti a un vuoto normativo ormai non più tollerabile».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui