Noi Imola: «Bologna pigliatutto e alle periferie non si sa cosa resta»

Imola

IMOLA. «Tante parole, ma poche proposte». Anche l’associazione Noi Imola è critica sui contenuti del documento della Conferenza territoriale sociale e sanitaria sulle ipotesi di assetto istituzionale futuro delle Aziende sanitarie metropolitane e sul processo partecipativo in corso.

«Bologna viene collocata al centro della sanità metropolitana e non viene definito con chiarezza il ruolo delle realtà periferiche, e in particolare di Imola – commenta Roberto Merli, presidente dell’associazione –. Le perplessità nascono, in particolare, dal ruolo dell’organo di governo metropolitano formato dai quattro direttori generali, in cui Imola è in netta minoranza ed è vincolata alle decisioni della maggioranza».

Servizi ridotti

La preoccupazione principale rimane quella per la quantità e la qualità dei servizi: «L’Asl di Imola è tuttora autonoma e nonostante ciò non si capisce come mai in questi anni abbia ridotto i servizi che aveva», aggiunge Merli.

«Perchè si è permesso il depotenziamento dell’ospedale e la riduzione dei servizi territoriali? Siamo peggiorati pur essendo autonomi».

Anche perché «al cittadino comune non interessano le disquisizioni dei tecnici, le ipotesi di organizzazione istituzionale, i modelli organizzativi anche perchè non sempre è in grado di comprendere il significato dei documenti elaborati dagli esperti», è convinto il presidente dell’associazione Noi Imola. «A lui interessa la qualità dei servizi che la sanità pubblica gli offre».

Proposte

Insomma «è giunto il momento di finire con le analisi», incalza Merli, «ed è ora di fare proposte concrete per migliorare la situazione».

Tre riguardano l’ospedale Santa Maria della Scaletta: «I posti letto non devono essere in numero inferiore a quanto prevede la norma nazionale – continua il presidente – l’ospedale deve rimanere di primo livello e tutti i reparti devono avere un primario stabile. Ed è indispensabile una riorganizzazione del Pronto soccorso per migliorare gli accessi e i tempi di attesa».

Guardando, invece, al territorio nel suo complesso «deve ritornare la neurofisiatra infantile», prosegue Merli.

E conclude: «Occorre riorganizzare il Centro antidiabetico e trasfusionale, perché il territorio necessita di più specialisti per ridurre il pendolarismo dei pazienti. Ed è importante anche ridurre le liste di attesa elaborando delle nuove Linee guida. Inoltre va potenziato il servizio infermieristico domiciliare ed è necessaria una riorganizzazione del Centro prelievi».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui