Frati: «Coniare dieci miliardi di euro in moneta metallica». E il web deride l'assessore di Imola

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IMOLA. Coniare dieci miliardi di euro in moneta metallica per rilanciare l’economia del nostro Paese. L’assessore al Bilancio del Comune di Imola Claudio Frati lancia la proposta attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Facebook. E finisce immediatamente sommerso dalle critiche.

Il post

«Se la nostra Zecca coniasse la stessa quantità di moneta metallica in circolazione oggi in Germania, lo Stato italiano avrebbe a disposizione un controvalore di circa 10 miliardi di euro in più», scrive Frati. «10 miliardi di euro senza bisogno di creare un solo euro di debito».

Dunque, «sapendo che tale emissione è coordinata dalla Commissione europea, ritengo sia auspicabile che il nostro Governo gentilmente le chieda di poter realizzare questa modesta operazione, se possibile a breve termine», aggiunge l’assessore, che non solo difende strenuamente, ma rilancia il proprio post. «A breve termine perché, come ricordava Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti. E gentilmente perché, come sosteneva Roosevelt, non serve alzare la voce se ti porti dietro un bastone grosso».

Le critiche

«Assessore al bilancio del Monopoli», recita uno fra le centinaia di commenti comparsi sul web. «La banda degli (h)onesti, con Totò e Peppino. Quattro stelle, anzi cinque, sul Mereghetti», gli fa eco un altro. «Il signor Frati ha deciso di reinventarsi economista», aggiunge Giacomo Gambi, consigliere comunale e circondariale del Pd. «Auspicando trattasi di colpo di sole agostano, invitiamo la giunta comunale a procedere con la redazione del bilancio preventivo adottando criteri più solidi che la creazione di nuova moneta».

«Più che una modesta proposta è una grande c…..!», tuona Daniele Manca, ex primo cittadino e senatore del Pd, su Facebook. «Spero che il caldo e il sole abbiamo colpito duro per scrivere cose simili. Sarebbe l’unica giustificazione possibile».

L’economista

«In questi casi bisogna dire a queste persone: prendetevi quindici giorni di pausa, e vi diamo tre o quattro libri di autori diversi e al di sopra delle parti così studiate un po’», commenta senza mezzi termini Stefano Zamagni, economista e docente di fama internazionale. «Quando uno studia, dopo non dice più sciocchezze».

Ancora, «la gente che fa queste proposte dimostra di non conoscere la storia economica», continua Zamagni, «e di non capire nulla di economia».

Le misure invocate dall’assessore al Bilancio «sono storicamente avvenute, ma nelle situazioni emergenziali o di gravi crisi di tipo entropico», spiega l’economista. E «da un punto di vista tecnico, operazioni di questo tipo sortiscono l’effetto desiderato, ma nel breve termine».

Il problema reale è che «queste misure, se attuate, darebbero un segnale ai mercati del tipo “Siamo alla frutta”», avverte Zamagni. «Dopodiché gli altri non faranno altro che vendere subito i nostri titoli del debito pubblico. E questo porterebbe allo sfacelo».

Insomma, «in queste situazioni ci vogliono i nervi saldi», conclude l’economista. «E, soprattutto, ci vuole una capacità di governance che è legata alla reputazione. Perché i mercati in generale, ma soprattutto quelli finanziari, si fidano delle persone. Nell’economia finanziaria si guarda alla rispettabilità e alla reputazione di chi governa».

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