L’amarezza di Golini sul caso delle multe dopo la condanna per il Comune di Mordano

Rimini

MORDANO. «Indubbiamente un esito pesante oltre che sfavorevole, che genera delusione e sconcerto». Il primo cittadino di Mordano Stefano Golini commenta la condanna della Corte d’Appello al pagamento di 13.132,08 euro di spese processuali nel contenzioso che vedeva la propria Amministrazione contrapposta ai Comuni di Castel San Pietro e di Dozza per la spartizione delle sanzioni accessorie delle multe spiccate dall’Associazione 5 castelli, l’ex corpo unico di Polizia municipale in servizio nei tre comuni e a Castel Guelfo e Medicina fino al dicembre di nove anni fa, prima della costituzione del servizio a livello di circondario. E la delusione è doppia: «Sia per il merito della questione, sia evidentemente per l’ulteriore aggravio di oneri che questa sentenza comporta».

Merito della questione inevaso

«Purtroppo, la Corte d’Appello ha emesso una sentenza di condanna molto deludente per il nostro Comune in quanto non è entrata nel merito della questione», aggiungeva il sindaco, nella sua comunicazione in aula del 24 maggio scorso, dopo l’assunzione al protocollo della sentenza in data 4 maggio. Merito «che pertanto resta inevaso e quindi non chiarito né accertato».

Il punto

La convinzione è che «tutto il contendere nacque da una errata e fuorviante interpretazione delle sanzioni ex art. 126 bis comma 2° e 180 comma 8° (sanzione pecuniaria a seguito della mancata comunicazione dei dati del conducente, ndr), che i Comuni di Castel San Pietro e Dozza, hanno sempre ritenuto accessorie», continua Golini, «e sulla base di tale accessorietà hanno preteso la restituzione della suddetta somma».

Secondo questa premessa, «i predetti Comuni hanno sempre ritenuto vi fosse nel caso in esame una palese violazione della legge e della Convenzione», prosegue il primo cittadino, «e non hanno mai valutato serenamente la posizione del Comune di Mordano, in particolare la buona fede con cui le somme in questione sono state accertate e riscosse».

Se, però, queste sanzioni non sono accessorie, «legittimamente il Comandante poteva, nella gestione dei carichi di lavoro tra i diversi agenti appartenenti ai diversi Comuni, assegnare agli agenti in servizio presso i diversi presidi territoriali il compito di effettuare le verifiche previste, emettere il verbale ed introitare la relativa sanzione», conclude Golini. «Di conseguenza, compito prima degli arbitri e poi della Corte d’Appello sarebbe dovuto essere quello di verificare se tale prassi abbia nuociuto ad alcuno dei Comuni appartenenti al Corpo unico».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui