Ina Dhimgjini: «Bisogna far ripartire quell’intervento pubblico che negli anni si è snaturato»

Imola

IMOLA. «A Imola mi trovo già bene». Lo dice l’assessore Ina Dhimgjini, ben consapevole del fatto che sulle proprie deleghe - la sanità e il welfare - poggiano gran parte delle aspettative dei cittadini, e proprio per questo al lavoro già a pieno ritmo per rispondere nella maniera migliore possibile.

La Conferenza territoriale sanitaria e sociale metropolitana ha garantito l’autonomia dell’Azienda usl di Imola. Come valuterete l’ipotesi di assetto istituzionale futuro più efficace ed efficiente per la città?

«Come prima cosa organizzeremo degli incontri, anche specifici, con l’Azienda sanitaria e con i professionisti, per capire meglio i contenuti del documento, di carattere molto tecnico. Poi convocheremo una Commissione sanità dedicata, in cui ascoltare anche i rappresentanti dell’Ausl che hanno collaborato alla stesura del documento e i comitati dei cittadini».

L’Amministrazione si muoverà anche “personalmente” per coinvolgere e informare gli imolesi?

«Faremo tutto quello che è possibile per rispettare le tempistiche programmate (due mesi, settembre e ottobre, ndr), anche se molto probabilmente non saranno sufficienti per approfondire un documento che ha un impatto da qui a quarant’anni. La Ctssm lo ha già fatto presente all’assessore regionale. Si corre il rischio di rimanere spettatori di un progetto che è stato preparato da altri».

Sfrutterete il ruolo di vicepresidente della Ctssm della sindaca Sangiorgi per strappare il risultato migliore possibile per Imola?

«Indubbiamente. Può diventare un canale molto utile per far sentire la voce degli imolesi».

Che idea si è fatta dei servizi sanitari e sociali di Imola?

«L’aspetto che emerge maggiormente è quello di una tutela dei cittadini su più livelli differenti: comunale, Asp (circondariale, ndr), metropolitano e regionale. Per configurare i meccanismi di presa in carico, di integrazione e quant’altro dovremo necessariamente confrontarci con i livelli decentrati. Da una parte è un compito molto stimolante, dall’altro lato molto delicato».

Quali le criticità?

«Dalle segnalazioni dei cittadini emergono difficoltà legate all’inserimento nel mondo del lavoro, alla tutela delle persone con disabilità o al rapporto fra i servizi sanitari e l’Asp. Poi ci sono le liste di attesa e i tempi di risposta per quelle prestazioni che i cittadini considerano urgenti, i posti letto, e la mancanza di dialogo fra alcuni Dipartimenti e i vertici dell’Azienda usl».

Nella sanità, in particolare, pubblico e privato sociale convivono strettamente. Rapporto da mantenere o troppo sbilanciato a sfavore del pubblico?

«Credo che si possa far ripartire quell’intervento pubblico che con il passare degli anni si è snaturato, per motivazioni legate anche a dinamiche di bilancio e di risorse, e integrarlo, in qualche caso, con un privato sociale che abbia dimostrato rinomate esperienza e professionalità sul territorio. La grande sfida è quella di riappropriarsi di alcune prerogative caratteristiche del servizio pubblico, cercando contemporaneamente di dare autonomia all’ente».

Che impressione ha avuto del direttore generale dell’Azienda usl Andrea Rossi?

«C’è un clima di collaborazione. Ci siamo già messi al lavoro per costituire un tavolo in cui affrontare le criticità che dicevo prima, ed entro poco tempo lavoreremo a una soluzione per i problemi legati all’assistenza domiciliare. Laddove c’è un obiettivo comune, che è quello della tutela dei cittadini, l’Amministrazione non può che rispondere positivamente».

Poco prima delle dimissioni dell’ex primo cittadino Daniele Manca abbiamo assistito a un rinnovo dei vertici dell’Asp un po’ in sordina. Ci dobbiamo aspettare qualche cambiamento?

«Nel programma di mandato si parla di una riorganizzazione complessiva dei servizi sociali. Dovremo parametrare e adeguare tutto quello che è necessario al programma di mandato».

E’ stata criticata anche la gestione degli alloggi Erp, fra bandi poco attrattivi e accuse di svendita del patrimonio immobiliare. Come interverrete?

«Il lavoro da fare è molto. Stiamo già valutando gli effetti della convenzione (con Acer Bologna, ndr) per la gestione, in scadenza il prossimo anno. E abbiamo già dato il via a un percorso che interessa le morosità, le scadenze, i recuperi e - soprattutto - l’utilizzo di tanti immobili sfitti, che devono essere destinati a qualche cosa di utile. Abbiamo incontrato i vertici dell’Asp e pensiamo di promuovere soluzioni di co-housing. Dovremo anche valutare i criteri per la formazione delle graduatorie e per le assegnazioni, con la costituzione di un pool che possa verificare la posizione di ciascun singolo partecipante alla domanda».

Le dimissioni di Carmela Cappello dal Consiglio di amministrazione di Acer Bologna lasciano sguarnita la rappresentanza di Imola. Entro quanto tempo pensate di individuare il suo successore?

«Siamo già al lavoro per individuare un successore, attraverso una scelta diretta da parte della sindaca o - molto probabilmente - un avviso di selezione pubblica. Va fatto urgentemente».

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