Aborto, aumentano i medici obiettori

Rimini

IMOLA. Aumentano, sia pure di poco, anche nel reparto di ginecologia ostetricia dell’ospedale di Imola i medici obiettori, ovvero quelli che scelgono di non praticare interruzioni di gravidanza.

Medici obiettori a Imola. Erano 5 su 13 in servizio a luglio 2012, e a fine 2013 erano già diventati 7 a fronte anche di diversi avvicendamenti nello stesso reparto. Erano poi 4 gli obiettori tra infermieri e ostetriche sempre nel luglio 2012 (su 36 in servizio quell’anno) e sono diventati 6 nel 2013, a questi si aggiungono anche 5 anestesisti contro i 4 del 2012 (che in totale in servizio nell’ospedale Imolese sono oltre una ventina).

Cifre che ancora fanno pensare che sia garantito il diritto di scelta delle donne sancito dalla legge 194 che si rivolgono all’Ausl di Imola, ma che indicano comunque una tendenza. Le statistiche del servizio sanitario regionale dicono che nelle strutture dell’Emilia Romagna l’incidenza dell’obiezione di coscienza riguarda oggi oltre la metà del medici ostetrico ginecologici in servizio (il 53% nel 2012, in aumento rispetto al 2011), e circa un terzo dei medici anestesisti.

Quanti aborti nel 2012. Gli ultimi dati elaborati dalla Regione che l’Ausl di Imola è in grado di fornire rispetto all’applicazione della legge 194 non sono aggiornatissimi, sono infatti quelli relativi ai dodici mesi del 2012.

A livello regionale l’andamento del ricorso all’aborto è in calo progressivo e costante: si è passati dai 12.195 casi censiti nel 1992 ai 9.705 del 2012. Nell’Ausl di Imola nel 2012 le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 205 (contro le 226 del 2011 e le 211 del 2011). Di coloro che vi hanno fatto ricorso, sono 165 le donne residenti nel territorio della stessa azienda sanitaria e 40 residenti in altri territori, regioni, un paio anche all’estero. Si tratta in larga maggioranza di donne italiane: 155, mentre sono 80 le straniere. Fra le italiane sono soprattutto le nubili a ricorrere all’interruzione di gravidanza, fra le straniere sono invece le donne sposate. La fascia di età che registra la percentuale più alta va dai 20 ai 34 anni (52,3%), seguita dalla fascia oltre i 35 anni (39,6%); casi più sporadici sono quelli delle giovanissime dai 18/19 anni 3,8%, ma sono un po’ di più le minorenni, il 4,3%. Il dato complessivo regionale indica che la crisi incide sulle percentuali, ma che non sarebbe la mancanza o la perdita di un lavoro una delle precondizioni assolute di questa scelta. Fatto sta che il 54,2% delle donne residenti che hanno fatto ricorso all’ivg risultavano in quel momento occupate, il 17,1% casalinghe, solo il 19,6% disoccupate ma è comunque questa una percentuale in aumento, dal momento che la stessa voce era ferma al 14,3% nel 2008.

Pillola del giorno dopo. Un dato che colpisce nel report regionale è poi la cifra che riguarda le interruzioni praticate con metodo farmacologico, ovvero la pillola RU486 a Imola. Ovvero un dato che per il nostro territorio è pressoché nullo: in tutto il 2012 risulta un unico caso, mentre nella vicinissima Bologna sono 396 quelli censiti e 80 nell’altra Ausl confinante, quella di Ravenna. Una metodologia che invece sul territorio regionale è in aumento. «I dati confermano che l’introduzione delle metodica medica -scrivono i tecnici della regione nella loro relazione - non ha comportato un aumento nel numero dei casi di aborto, ma ha anzi portato a un’anticipazione (in termini di età gestazionale) dell’interruzione e a una riduzione dei tempi di attesa.

Donne imolesi e 194. Sul tema dell’autodeterminazione e della «crescente difficoltà a vedere riconosciuti i propri diritti» avevano provato a sollevare una discussione le donne di Trama di terre nei giorni scorsi con una lettera aperta (pubblicata dal Corriere), ma la discussione per ora attende la risposta delle interlocutrici chiamate in causa ovvero consigliere comunali e assessore che amministrano la città.

«Sempre più vediamo ridotti, o addirittura eliminati, i servizi dedicati alla tutela della salute riproduttiva: educazione sessuale, contraccezione, possibilità di decidere quando e come essere madre compiendo scelte informate e consapevoli - avevano scritto le donne -. Abbiamo difficoltà a reperire nelle farmacie la cosiddetta “pillola del giorno dopo” per un inappropriato ricorso all’obiezione di coscienza». Nel frattempo sono passati da Imola (mercoledì sera scorso) il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara e il cardinale bioeticista Elio Sgreccia accomunati dalle battaglia antiabortiste e per il sostegno della vita dal suo esordio, che hanno dialogato in una chiesa di San Pio gremita.

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