Aziende artigiane, in dieci anni quasi 400 imprese travolte dalla crisi

Imola

IMOLA. I vecchi mestieri artigianali tendono a sparire a causa del ricambio generazionale, mentre nel settore dei servizi alla persona le attività crescono. In generale però il saldo tra attività che chiudono e quelle che aprono nel circondario imolese è ancora negativo.

Secondo i dati di Confartigianato infatti al 31 dicembre 2017 le imprese artigiane attive nel Circondario imolese sono 3.642, con 210 nuove iscrizioni nell’anno e 265 cessazioni. Nonostante i segnali di ripresa che si registrano, la crisi non è quindi ancora definitivamente alle spalle. Sono infatti in calo le cessazioni di impresa, che si attestano sui livelli minimi del decennio, ma risultano in calo anche gli imolesi che decidono di intraprendere una attività imprenditoriale, e il dato registrato nell’anno appena chiuso è il più basso del decennio che ci lasciamo alle spalle, con un 2017 che segna un saldo negativo, tra iscrizioni e cessazioni di attività, di 55 imprese, con un -1,5 % rispetto all’anno precedente. Negli ultimi tre anni il trend di diminuzione dello stock di imprese si è ridotto, ma dal 2008 ad oggi, quando l’anagrafe segnava 4.034 imprese artigiane attive, si registra una diminuzione di 392 imprese artigiane, con una riduzione percentuale del 9,7%, con una media di quasi un punto percentuale all’anno.

«Dai dati dei vari settori si evince che se nei servizi alla persona le cose vanno bene – spiega Sergio Sangiorgi, vice segretario di Confartigianato Imprese Bologna Metropolitana – i comparti più in crisi nei quali difficilmente aprono nuove aziende artigiane restano metalmeccanica, edilizia e trasporti. La metalmeccanica segna il passo da tempo, mentre l’edilizia è ancora sotto scacco. Per quanto riguarda i trasporti spariscono soprattutto i cosiddetti “padroncini” mentre si è ripreso un po’ il settore della logistica».

Crisi e consumi

«Sono anni ormai - prosegue Sangiorgi -, che prosegue il calo del numero delle imprese artigiane, compensato solo in parte dalle nuove matricole. L’elenco dei motivi che hanno portato a questa contrazione è lungo. Dalla diminuzione delle commesse legate alla crisi e ai cambiamenti in corso al calo dei consumi, dall’elevata pressione previdenziale e fiscale alla difficoltà di accesso al credito per le piccole imprese, passando per l’effetto di una burocrazia che non vuole fare passi indietro e dal costo delle locazioni e dell’energia. Come Confartigianato siamo impegnati a sostenere gli sforzi delle imprese, perché ogni laboratorio che chiude, o bottega che abbassa la saracinesca, specie nei comuni più piccoli, è un pezzo di vita non solo produttiva, ma anche sociale, che viene a mancare al territorio. Non solo - prosegue Sangiorgi -, ma si viene infine a interrompere il ricambio generazionale sul quale da sempre siamo impegnati per rilanciare i mestieri sempre più ricercati oggi dall’utenza».

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