Ex dipendente imolese dell'Ogr è la prima vittima dell'amianto nel 2018

Rimini

IMOLA. Da due anni lottava contro il mesotelioma, il tumore legato all’amianto che non fa sconti a nessuno. Guglielmo Siboni, originario di Castiglione di Ravenna, ma residente a Imola da 40 anni, l’amianto l’ha conosciuto da vicino durante gli anni del lavoro all’Officina Grandi Riparazioni di Bologna. Ultimamente era ricoverato all’hospice di Castel San Pietro Terme, dove mercoledì scorso purtroppo è venuto a mancare all’età di 72 anni.

Il ricordo dei colleghi

La sua scomparsa è la prima avvenuta nel 2018 e va ad allungare la triste (e lunga) lista delle vittime dell’amianto dei lavoratori delle Ogr, 269, come ricordato ieri dalle pagine bolognesi del quotidiano La Repubblica. Ieri i circa 150, l’hanno ricordato con una “fermata” - cinque minuti di sospensione del lavoro – davanti al monumento ai caduti dell’amianto installato in fabbrica. Guglielmo Siboni alle Ogr ci aveva lavorato dal 1970 al 1998, come tecnico riparatore dei motori dei treni. «Impossibile dire quante siano state le esposizioni all’amianto. Nel reparto motori c’erano cavi ricoperti di amianto che per il calore si consumavano e sbriciolavano - ricorda Salvatore Fais, ex delegato sindacale all’Ogr -. Là dentro è un dramma senza fine. Nel 2017 per l’amianto ne abbiamo seppelliti 9. Quest’anno ci hanno lasciato in tre nel giro di pochi giorni, di cui uno è Guglielmo. Gli altri due non sappiamo ancora se direttamente per l’amianto». E su di lui, alla luce di una conoscenza trentennale, dice che «sebbene possa sembrare una frase fatta, Guglielmo era proprio una persona buona - lo ricorda con affetto -, un gran lavoratore, una persona giusta, mai avuto uno screzio con nessuno».

Una malattia terribile

Toccante il ricordo del fratello Giuseppe che gli è stato vicino in questi ultimi 8 anni, due dei quali vissuti a stretto contatto con la malattia che ha seguito dall’inizio – il primo ricovero fu nell’aprile del 2016 – alla fine. «L’amianto non era un incubo solo per lui, ma anche per me. Sapevo che il mesotelioma era tremendo, ne avevo solo sentito parlare. Ora l’ho vissuto da vicino. E dire che di mesoteliona ce ne sono tre: quello di mio fratello, l’epitelioide è addirittura quello meno aggressivo. E in meno di due anni se l’è portato via».

«Tutto il personale medico e infermieristico del day hospital di Imola e Castel San Pietro, qui seguito dal dottor Fabrizio Zanotto, l’hanno apprezzato moltissimo. E lui ha sempre parlato bene di loro. Sotto l’aspetto umano si sono dimostrati il massimo. Si sono sempre prodigati tantissimo per lui – ricorda il fratello – Ho avuto tante dimostrazioni di affetto. Nessuno ne parla male, come ho avuto modo di riscontrarlo in questi giorni. E anche a Imola hanno sempre parlato bene di lui». Oggi il corteo funebre parte dalla camera mortuaria di Imola per raggiungere Castiglione di Ravenna, la città di origine di Siboni. Lì saranno saranno celebrati i funerali e poco dopo, nel locale cimitero, sarà tumulato nella tomba di famiglia.

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