Trattamenti estetici alle pazienti malate di tumore

Rimini

IMOLA. «C’era una volta un sogno: andare in ospedale per farmi coccolare. Incredibile!». Ma anche «un corso che ti fa sentire veramente donna, nonostante la malattia, e ti fa capire che sei tu il centro della vita, del tuo tempo». Sono due fra i commenti delle circa venticinque pazienti del day hospital oncologico dell’ospedale “Santa Maria della Scaletta” di Imola che hanno preso parte a Esteticamente day hospital, il progetto che ha preso il via in maniera sperimentale nel marzo scorso il cui obiettivo fondamentale è quello di insegnare alle donne che stanno effettuando trattamenti «specifiche tecniche estetiche che le aiutino a superare il disagio che l’inevitabile modificazione della propria immagine corporea (perdita di capelli, aumento di peso, eczemi) produce sulle loro vite e che, sommandosi alla situazione clinica, spesso incide negativamente anche sulla capacità reattiva personale alla malattia stessa», si legge nella determina dell’azienda sanitaria. Una «esperienza che, in affiancamento alle tradizionali terapie oncologiche, serve da sostegno psicologico alle pazienti prima, durante e dopo le cure, aiutandole nel mantenimento di una buona qualità della vita sociale».

Un progetto messo in piedi grazie all’interessamento di un gruppo di professionisti del mondo della bellezza (estetiste, massaggiatrici, parrucchiere, truccatrici), seguendo linee guida validate dal punto di vista scientifico, del costo complessivo di 4.500 euro, finanziato interamente con le risorse che derivano dalle donazioni pro oncologia dei privati.

«Il primo lunedì del mese, negli ambulatori si lascia spazio alla musica, ai rossetti, ai massaggi, alle coccole e ai sorrisi. E’ una parentesi di leggerezza a cui la malattia non è invitata», racconta Chiara Boschieri, formatrice specializzata in oncology esthetics, una fra le promotrici del progetto, a fianco di Antonella Castelluccio. «All’inizio, le donne sono titubanti. Poi si sciolgono e cominciano i selfie di gruppo».

«Le pazienti che partecipano vengono selezionate sulla base della patologia, dello stato psicologico, non sono indicate quelle in forte stato depressivo, per esempio, e della possibilità di affrontare una attività di gruppo senza esporsi al rischio di infezioni», spiega Patrizia Borea, caposala del reparto di oncologia. «Ciascuna donna partecipa a un unico incontro, per garantire a tutte la possibilità di farlo. Molte pazienti, però, ci stanno già chiedendo di ripetere questa esperienza».

«Abbiamo inserito questo progetto all’interno del percorso di riabilitazione, che significa anche riabilitazione precoce nel corso di un trattamento», aggiunge Antonio Maestri, direttore del dipartimento medico oncologico e dell’unità operativa di oncologia dell’Ausl di Imola. «Alcune pratiche non vengono ancora considerate come degli atti terapeutici veri e propri, ma la cultura sta cambiando. E da un trattamento incentrato sulla malattia si sta progressivamente passando a un trattamento incentrato sul benessere della persona».

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