In mostra le opere di Marfisi

Rimini

IMOLA. 43 anni di storia della Cooperativa Ceramica di Imola in mostra al Museo di san Domenico. A scriverli, anche se in un caso come questo sarebbe più appropriato dire a disegnarli, è stato Umberto Marfisi, uno fra i pilastri della Sezione artistica. E nel 40° anniversario della sua scomparsa, l’esposizione Umberto Marfisi-Ceramiche e disegni (inaugurazione: sabato 5 dicembre alle 17.30) riunisce circa 60 ceramiche da lui create, per la maggior parte mai viste prima, che provengono dal museo “Giuseppe Bucci” della Cooperativa Ceramica, da quello di san Domenico e da collezionisti privati, e una selezione dei bozzetti, disegni, spolveri, studi e taccuini. Sono state proprio alcune pagine di questi taccuini a permettere di attribuire a Marfisi alcune fra le ceramiche in mostra, come per esempio una della serie cosiddetta “delle damine”, conservata al Museo di san Domenico e rimasta fino a oggi senza un autore: «Per lungo tempo, gli artisti della Cooperativa Ceramica sono stati obbligati a mantenere l’anonimato, a fronte di una precisa politica dell’azienda», spiega Claudia Pedrini, direttrice dei Musei civici.

A guidare le visite dell’8 e del 26 dicembre e del 6 gennaio, alle ore 17, saranno i figli di Marfisi: Marcello, Vittorio, che si è occupato dell’allestimento della mostra, e Marziano, che di suo padre racconta: «Ha continuato a disegnare fino all’ultimo giorno».

E’ grazie alla loro ricerca instancabile che molte opere di Marfisi sono state recuperate: «Nel 1994/1995, il direttore del museo della Cooperativa Ceramica Dante Passarelli ci ha chiesto di donare qualcosa», aggiunge Marziano. «Da quel momento, mi è venuto spontaneo cercare di riportare a casa qualche lavoro di nostro padre. Più di 40 opere sono state acquistate nei mercatini di antiquariato dell’intera Emilia-Romagna. Una l’ho comprata da un napoletano». E svela un aneddoto sulla fotografia scelta per promuovere l’esposizione: «Lo spolvero delle figure che nostro padre sta dipingendo è di nostra proprietà, e anche il soggetto è tipico della sua produzione, però sul vaso compare una W che era la tipica “firma” di Walter Martelli», a fianco di Marfisi assieme a Domenico Minganti e ad Arrigo Visani. Un piccolo mistero che rende ancora più intrigante questa storia. (lu.ba.)

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