Discarica di via Pediano: un giro d'affari da oltre 3 milioni

Rimini

IMOLA. Non sono piccoli, se considerati dal punto di vista delle opportunità di investimento che potrebbero offrire, i numeri che si riferiscono al volume di affari della discarica “Tre monti” di via Pediano a Imola e all’introito complessivo per il Comune che deriva dallo smaltimento dei rifiuti, emersi ieri nel corso della commissione consiliare che ha anche fatto visita all’impianto, accompagnata da Stefano Manara, presidente di Con.Ami. E’ lui a rendere note quelle cifre che in molti, tanto fra i gruppi di opposizione quanto nelle file della maggioranza, aspettavano di conoscere da tempo.

Guardando ai numeri aggiornati al 2013, il dato di partenza è «un volume di affari che ha raggiunto un picco di 3 milioni e 200mila euro e che è aumentato a fronte della crescita delle tonnellate di rifiuti che sono state conferite nella discarica». Questo perché l’importo comprende, a fianco del canone di servizio fisso, quelle entrate che figurano sotto la voce disagio ambientale, che vengono riconosciute alla città per il fatto di accogliere i rifiuti che arrivano anche dagli altri nove comuni del circondario, da quelli di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo in provincia di Ravenna, e da oltre i confini dell’Emilia Romagna: quelli diventati “famosi” sono i rifiuti dalla Campania e da San Marino, ma “contribuiscono” pure Marradi e Palazzuolo sul Senio, in Toscana.

Più complicata è una quantificazione altrettanto precisa del ritorno complessivo per Imola. Da aggiungere agli utili precedenti ci sono «altri 3 milioni e 234mila euro che provengono dai canoni che Con.Ami percepisce a vario titolo per la gestione dell’impianto e dai dividendi delle azioni di Hera che appartengono ad HerAmbiente, il ramo dell’azienda che è stato conferito al consorzio dieci anni fa».

Ma anche guadagni «in termini di costi futuri che non si dovranno sostenere, grazie agli accantonamenti annuali per la gestione della discarica nei trent’anni successivi alla sua chiusura». E, infine, «più di 40 milioni di ricchezze patrimoniali, legate ancora una volta alle azioni di Hera, che dieci anni fa avevano un valore di 1 euro e ad oggi sono state rivalutate a 2 euro e 10/15 centesimi»: un tesoretto, quest’ultimo, che la città condivide con tutti i comuni azionisti della multiutility attraverso Con.Ami.

Altre cifre alla mano, Manara sfata anche quello che definisce «il mito secondo cui è Hera a guadagnare più di tutti gli altri dalla gestione dell’impianto: a fronte di un volume d’affari totale che oscilla fra i 20 e i 25 milioni di euro ogni anno, il 60% viene speso per costi diretti (del personale, dei mezzi e degli appalti), il 17% accantonato per gli ammortamenti e per gli investimenti e il 15% è il canone destinato ai comuni, dunque il margine di ricavo per HerAmbiente è pari al 3-5%».

L’ultimo capitolo, in ordine di tempo, ad avere sollevato ulteriori polemiche è quello dell’allargamento della discarica. Manara ricorda che «la capacità dell’impianto attuale si esaurirà a metà del prossimo anno», ma anche che «il piano regionale dei rifiuti adottato dalla Giunta Errani, sebbene non ancora approvato in maniera definitiva, prevede che quella di Imola sia una fra le quattro discariche ancora in attività nel 2020». E’ «a fronte di questi tempi stretti (che) ci siamo messi subito in moto per effettuare i rilievi geologici, affidare la progettazione dei lavori di ampliamento, e richiedere tutte le autorizzazioni necessarie».

Infine Tronconi ha spiegato che, non essendo stato trovato l’accordo, è rinviata all’ottobre 2016 la causa per gli importi dovuti per il disagio ambientale non pagati dai Comuni del Ravennate.

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