I pastori sardi, i negozianti, i centri storici e gli accordi con la Cina

Rimini

Trent’anni fa non avrei pensato di scrivere in difesa dei commercianti dei centri storici, quelli che una volta in senso spregiativo venivano chiamati “bottegai” e che molti accusavano di evasione fiscale. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Il commerciante italiano che rispetta le regole deve competere con i grossi centri commerciali e con piattaforme online che pagano tasse molto basse, quasi vicine allo zero. Giusto quindi abbassare le tasse ai negozianti (ma sarebbe giusto anche per tutti gli altri cittadini, come per esempio i lavoratori dipendenti...). Ma questo serve a poco se finalmente non si porta il resto del mondo che decide di guadagnare in Italia alle stesse condizioni di chi lavora in Italia e in questo Paese paga le tasse. Altrimenti è una concorrenza sleale.

La vicenda dei pastori sardi e del prezzo del loro latte non è un caso isolato. Agricoltori, albergatori, imprenditori del tessile, dentisti, librai... In ogni ambito, oggi, la globalizzazione commerciale e lo sviluppo del web senza regole hanno portato a una competizione ingiusta fra chi lavora, produce e vende in Italia rispettando la tassazione, le regole sanitarie e ambientali e i contratti di lavoro presenti in questo Paese (e molto altro ancora...) e quanti invece in Italia ci vengono solo a vendere. Non è giusto aprire in maniera indiscriminata i nostri mercati a merci e prodotti realizzati senza pagare tasse oppure realizzati sfruttando i lavoratori, inquinando l’ambiente, utilizzando in maniera indiscriminata i bambini.
In ambito sportivo di recente si è dibattuto sulla necessità di disputare partite di calcio in paesi dove la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo. Giustissimo. Ma questi slanci etici o morali dovremmo averli sempre e su tutti i temi che hanno dato sostanza al nostro sistema di valori! Per non parlare di quanto sia miope una politica che privilegia gli affari di chi non versa le tasse in Italia ma all’estero. In pochi anni lo Stato e i servizi che esso offre ai cittadini saranno smantellati: parliamo di strade, di ordine pubblico, di scuola, di assistenza sanitaria...
Gli accordi fra il nostro Governo e la Cina non siano perciò un ulteriore schiaffo in faccia a chi rispetta le regole e i valori italiani. Non si pensi di voltare le spalle all’Europa per finire nelle braccia della Cina solo per trovare qualche miliardo che risolva il problema di una crescita vanificata da politiche di spesa non destinate allo sviluppo!
Tornando alle nostre botteghe... senza politiche in difesa dei negozi dei centri storici ben presto il cuore delle nostre città, da Ravenna a Imola, da Forlì a Rimini, da Cesena a Faenza, si ritroverà a essere un luogo deserto dove diventa poco piacevole persino fare una passeggiata serale. Lo Stato, la Regione, i Comuni facciano qualcosa: defiscalizzazione, parcheggi gratuiti, eventi, politiche per la sicurezza... Non trasformiamo le nostre città in dormitori di dipendenti di multinazionali la cui unica attività è quella di consegnare pacchi da un indirizzo all’altro.

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