Le radici della crisi dei 5 stelle

Rimini

La senatrice dei 5 stelle Elena Fattori criticando Di Maio dice: “Siamo passati da uno vale uno, a uno vale tutti”. Il capo politico decide per tutti. Dopo aver chiesto il permesso a Casaleggio, che è il padrone di tutto. Del simbolo, di parte dello stipendio dei parlamentari, della piattaforma informatica, Rousseau, che decide chi deve essere eletto. Molti dicono che questa è una degenerazione inaspettata dei principi, popolari, fondanti del Movimento. Balle! Non è degenerazione è generazione! Uno vale uno ha sempre portato, nella storia, a uno vale tutti. Sempre! È, concettualmente, totalitarismo. Siamo tutti uguali è sempre stato lo strumento delle leadership totalitarie per imporre la propria supremazia su tutti. Il controllo di tutto. E la retorica del “popolo” è sempre stata utilizzata per alimentare il potere delle élite contro le élite nemiche, in nome del popolo. Per chi non volesse prendersi il disturbo di leggere qualche libro di storia guardi il film il Gladiatore con Russell Crowe, l’imperatore Commodo, dopo aver ucciso il padre, attento Grillo, governa in nome del popolo, contro il Senato, apre la stagione lunghissima dei giochi nel Colosseo, spettacoli tutti i giorni, regali, cibo gratis per tutti, sangue dei nemici dato in pasto al popolo esultante nell’arena. Il popolo mi ama, diceva Commodo. Il popolo ha amato i 5 stelle quando esibivano lo scalpo dei politici, delle élite, di chi governava, in Parlamento e nelle piazze. Finché non sono diventati élite! Adesso governano loro. Questo è il guaio. E il sangue dei nemici scarseggia. E i soldi per i regali pure.
Oppure si può rivedere su Rai Play la serie dei Medici. I banchieri Pazzi organizzano la rivolta contro i banchieri Medici, che governavano Firenze, la Rivolta dei Pazzi, in nome del popolo, contro i corrotti, perché bisogna consegnare il potere al popolo. Ma intanto i Pazzi spostavano i soldi del Papa dalle casse dei Medici alle proprie. Come, adesso, si sposta il comando della Rai e di tutte le aziende pubbliche.
La corruzione, è sempre stata l’accusa principale che i capi totalitari hanno rivolto contro i loro nemici. I capi comunisti contro quelli di prima, i capi fascisti contro quelli di prima, i dittatori sudamericani contro quelli di prima.
Vedete, si ripetono le situazioni, le parole, i metodi.
Lenin diceva che il sistema sovietico era così perfetto che poteva governarlo anche la sua cuoca. La cuoca di Lenin. Ora, non si capisce perché se uno vale uno, Lenin e Stalin avevano la cuoca e gli altri no. Poi non si capisce perché la cuoca non divenne mai Presidente.
Si può invece capire bene perché Toninelli è diventato ministro, Di Maio vice Premier e Di Battista condottiero e giornalista e scrittore.
Perché, come diceva il buon Marx, la storia si ripete due volte, la prima in tragedia, la seconda in farsa. Ora, l’Italia corre il rischio, avendo trasformato personaggi farseschi in sindaci, ministri, rappresentanti dello stato, di fare il viaggio di ritorno, passare dalla farsa alla tragedia. Non mi stupisce il “popolo”, in realtà un po’ sì. Per le dimensioni. Un terzo di Italiani che hanno votato 5 stelle sono un po’ tanti. La spinta egualitaristica ha sempre abbagliato i popoli, quello italiano sempre un po’ di più, abbiamo avuto il più grande partito comunista d’Occidente. È rassicurante, puoi invidiare chi ha di più, odiarlo, tirarlo in giù, dileggiarlo, godere delle sue future sfortune. A prescindere da come si è conquistato il suo status, se per rendita o per studio o per lavoro.
Uno vale uno ti consente di spacciare i cattivi pensieri in pensiero rivoluzionario. Non sai far nulla puoi fare tutto.
Sì anche il “popolo” non è innocente.
Ma il professionista e l’imprenditore e l’intellettuale hanno il dovere di sapere, di leggere la realtà, di capire che la decrescita felice è una stupidaggine pericolosa, che il no alle grandi opere è una tragedia gestita in modo farsesco. Uno come Ernesto Galli della Loggia, ad esempio, e i direttori dei giornali e i conduttori televisivi, hanno il dovere, l’obbligo, di capire che chi si ispira a Rousseau, ha in mente la democrazia diretta, la distruzione della credibilità del Parlamento e della democrazia! Porca miseria!
Hanno il dovere di capire che le cuoche devono fare le cuoche e non i capi di governo.
Lo scoprono adesso, quando la farsa torna indietro e si ritrasforma in tragedia. In sei mesi sono crollati, gli investimenti, il lavoro, la produzione industriale. Ma regaliamo redditi, pensioni. Regali a debito.
E, molti, si affidano a Salvini. Perché ci sono troppi negri in giro. Dalla padella alla brace. Ma questa è un’altra storia da raccontare.

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