Il sindaco di Rimini spara a zero su prefetta e questore

Rimini

RIMINI. Pesantissimo scontro istituzionale a Rimini dove il sindaco Andrea Gnassi va all'attacco di prefetta e questore sul futura della  nuova questura. La storia è complicata e racconta problemi che hanno quasi vent'anni. C'è una sede nuova per la questura bloccata e finita in malora. C'è una sede provvisoria, piazzale Bornaccini, che rischia di diventare definitiva. E poi ci sono gli scontro politici a cui ora si aggiungono quelli con i rappresentanti dello Stato, appunto prefetta e questore, da cui il sindaco di Rimini ora dice di sentirsi "tradito". Gnassi punta il dito su metodo e merito. Il tradimento del patto per la sicurezza firmato con l'allora ministro Minniti e la visita di ieri da parte dei sottosegretari Molteni e Morrone (entrambi leghisti) di cui non era stato informato nessuno tra i sindaci che hanno preso parte al comitato per l'ordine e la sicurezza che si era tenuto nella mattinata di ieri. Gnassi denuncia una gestione di partito (nelle foto in posa con prefetta e questore ci sono gli esponenti politici leghisti e non solo quelli istituzionali) della cosa pubblica. Ecco il testo integrale diffuso dal sindaco di Rimini. 

La dichiarazione di Gnassi

“In piena rispondenza al dettato istituzionale che, come sindaco, devo mettere davanti a qualsiasi altra considerazione (comunque legittima, comunque sacrosanta), va formalmente sottolineato come il mandato chiaro e inequivocabile emerso dal Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza di ieri e consegnato al Signor Prefetto è quello di presentare in tempi rapidi il crono programma che dia tempi certi circa il pieno rispetto del Patto sulla Sicurezza, negli articoli riguardanti la realizzazione della Cittadella sulla Sicurezza, sottoscritto a dicembre 2016 dagli Enti locali e dallo Stato italiano, e che per contratto ha due punti fermi: tappa intermedia e limitata temporalmente in piazzale Bornaccini, via Ugo Bassi soluzione definitiva per dare sistemazione logistica a Guardia di Finanza, Polizia e Stradale. E’ un mandato fermo e esplicito.  Gli enti locali, in quest’ultimo anno, hanno sbrogliato la matassa della sede temporanea. Questo va detto a chiare lettere: dopo aver cercato altre sedi temporanee (provincia, ex mutua, edificio nei pressi dell’area stazione), piazzale Bornaccini è il risultato di una decisione degli Enti locali in accordo con ministero degli Interni e Questura, portato avanti e realizzato da Regione, Provincia, Comune di Rimini, con il sudore e la fatica, 500 mila euro investititi, il trasloco dei Centri per l’Impiego, gli incontri con i sindacati per lo spostamento del personale dei Centri per l’Impiego stesso che lavora in piazzale Bornaccini. Mentre gli enti locali lavoravano per questo, e io personalmente sbattevo il dossier della vergogna di via Ugo Bassi e delle disonorevoli condizioni in cui sono costretti a operare e vivere gli agenti di Polizia, si consumava il tradimento da parte di chi deve rappresentare lo Stato. Negli stessi mesi della nostra attività intorno a piazzale Bornaccini e il trasferimento dei Centri per l’Impiego, noi Enti locali apprendevamo solo dalla stampa che ciò che mettevamo a disposizione temporaneamente, come previsto dal Patto firmato, diventava magicamente definitivo per 18 anni. 

Questo per quanto riguarda il merito. Sul metodo, non posso che esprimere tutto lo sconcerto e la disapprovazione per la scansione metodologica della giornata di ieri. I sindaci, convocati in mattinata sul tema del Patto e dei corretti rapporti istituzionali, non sono stati informati né dal signor Prefetto né dal signor Questore né da alcuno, che nel pomeriggio era in programma una visita congiunta di rappresentanti di Governo, insieme a un codazzo di esponenti locali di un partito, sullo stesso argomento. Definire questa cosa di una gravità estrema è un eufemismo. Con questo atto si sono cancellati anni e anni di corrette relazioni istituzionali, preferendo con ogni evidenza i rappresentanti delle Istituzioni e delle forze dell’ordine sul territorio relazionarsi prioritariamente con un partito piuttosto che con i sindaci eletti, e utilizzando allo scopo un comportamento prima di tutto omissivo delle informazioni, e poi del tutto opaco e ambiguo. Vale la pena ricordare a questi rappresentanti delle Istituzioni  e delle forze dell’ordine che il loro mandato si esplica nel tricolore e nell’idea di democrazia espressa dal Presidente della Repubblica, e non piuttosto nel monocolore di un partito. E’ chiaro che quanto accaduto ieri determinerà sensibili cambiamenti nelle future modalità di relazione. Ma a questo punto mi chiedo, prendendo atto dei rapporti istituzionali che unilateralmente si sono voluti indirizzare in una strada inedita e scarsamente rispettosa del senso dell’istituzione e della democrazia: a cosa serve un Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, gestito con queste modalità?”.

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