Forlì, storia d’amore tra una 88enne e 25enne: medico a processo per falsità

Rimini

FORLÌ.  Una donna di 88 anni che inizia una relazione sentimentale con un ragazzo di 25 anni; un medico che, incaricato dal Tribunale di valutare la capacità di intendere e di volere della signora, presenta un test positivo in realtà fatto - secondo l’accusa - dalla badante; una figlia che vede la madre dilapidare il patrimonio di famiglia perché innamorata di un uomo più giovane di lei di 63 anni. Sono gli ingredienti, non di un film, ma del processo che si è aperto l’altro giorno a Forlì davanti al giudice monocratico Marco De Leva. Alla sbarra un medico psichiatra forlivese, difeso dall’avvocato Daniela Saragoni, accusato di falsità ideologica. Nell’udienza di apertura sono state ascoltate la figlia della donna e la badante. Si tornerà in aula il 9 maggio quando toccherà all’imputato e ai consulenti psichiatrici presentarsi sul banco dei testimoni.

Amore contestato

A richiedere di valutare le condizioni dell’anziana, nel 2015, è stata la figlia, che aveva visto prosciugarsi il conto corrente della madre, all’epoca 88enne, per un valore di circa 100mila euro. Il tutto da quando la madre aveva iniziato una relazione sentimentale con un ragazzo di 25 anni, cioè 63 in meno di lei. Alle prime discussioni in famiglia la 88enne aveva chiuso i rapporti con la figlia e con gli altri parenti, preoccupati per la situazione. Anche perché a carico dell’anziana c’erano precedenti ricoveri che avevano certificato una patologia psichiatrica. Fu allora che il Tribunale, al quale la figlia si era rivolta per ottenere un amministratore di sostegno per la madre, incaricò il medico forlivese di rivalutare le condizioni psicofisiche della donna e se si fosse verificato un peggioramento tale da rendere necessaria la figura dell’amministratore di sostegno.

La visita

Nella sua qualità di consulente tecnico d’ufficio, il medico incontrò la donna, accompagnata dalla badante per sottoporla ad esame psicodiagnostico. In quella occasione si sarebbe verificato il “fattaccio” che ha portato il professionista a doversi difendere dall’accusa di falsità ideologica nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Federica Messina. Secondo quanto riferito in aula dalla badante, infatti, il medico dopo aver posto i primi quesiti alla paziente, si sarebbe allontanato per incontrare un’altra persona e avrebbe lasciato la stessa badante a completare il test. Un’accusa grave contro la quale l’uomo potrà difendersi nella sua audizione. Il perito aveva poi dato parere positivo alla capacità di intendere della donna.

Il procedimento

Sarebbe stata la stessa badante a raccontare alla figlia della anziana, difesa in sede civile dall’avvocato Massimo Mambelli e in questo procedimento penale dall’avvocato Max Starni, come si sarebbe svolto secondo lei l’esame. Un’ipotesi che avrebbe portato alla denuncia in Procura. La donna è stata successivamente sottoposta ad un altro esame, da parte di un altro specialista, che ha stabilito per l’anziana, oggi 91enne, un amministratore di sostegno, identificato nella figura di un avvocato. Ora la storia procede sia in sede civile sia in quella penale dove la figlia, 63enne, si è costituita parte civile.

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