Ho scelto da che parte stare

Rimini

Si sa che a sporcare le cose ci vuole un attimo, e poi a pulire va via un sacco di tempo.

Caro Direttore, hai detto che bisogna lasciare il populismo ai populisti. E son d’accordo. Il problema è che io lo lascio volentieri: vorrei che non venisse però appiccicato a me, che a pulirmi mi ci vuole un po’. Il Populismo -che oggi va di moda, abbiamo persino un Presidente del Consiglio che in piena ebbrezza da potere ne rivendica il valore positivo- non è altro che cavalcare il coperchio del vaso di Pandora, dopo averlo aperto. Operazione incauta: mi ricorda quella volta che una folla di persone voleva abbattere un lampione. Si alzò fra di loro un frate Domenicano, dicendo “aspettate: ragioniamo un attimo della Natura della Luce”. Venne preso a pernacchie, e il lampione abbattuto senz’altro dire. Dopodichè però nessuno fra di loro era d’accordo su cosa fare: c’era chi l’aveva abbattuto per farne uno più grande, altri lo volevano più piccolo. Altri ancora un semaforo, e c’era chi voleva costruire una rotonda o un centro polifunzionale al suo posto. Si dispersero tra accuse reciproche, e rimasero senza lampione, senza luce, senza niente. I populisti si sarebbero messi in prima fila a gridare all’abbattimento del lampione, senza sapere nemmeno loro cosa fare. Ecco, questo è il populismo. Ed il suo contrario è ragionare sulla natura delle cose prima di fare scelte sciocche o avventate, e dire la verità, e dire cosa si vuole fare sul serio, e poi farlo.

E’ quello che ho fatto io: ci sono 49 persone nel mare. Non mi interessa insegnare niente a nessuno, non ho voti da prendere o articoli da farmi scrivere sopra. Ma invece mi interessa - e molto- non tradire il bambino per l’uomo, non tradire i miei sogni e i miei ideali per il ribasso di una vita all’ombra, per evitare. Mentre tu mi rammenti di far timbrare il modulo b all’ufficio trentaquattro e mettermi pazientemente in attesa affinchè chi di dovere decida che suo dovere fare qualcosa, io ti dico che non ci sto. Non ci sto alla narrativa degli sciroccati che gridano “tutti fuori, sovranitah”, non ci sto alle follie di chi dice “tutti dentro no border”, non ho dubbi che c’è un’altra strada rispetto alla gestione emergenziale e rovinosa del centro sinistra dell’Immigrazione. E nel frattempo, ci sono 49 persone al freddo nel mare. Affermare di volersi prendere in casa -ti do una notizia, è possibile- significa schiantare la retorica sciocca e tronfia di questo sovranismo d’accatto. Peraltro, è una cosa che ho già fatto, e gratis.

Alla fine, vedi, si tratta di questo. Scegliere da che parte stare: ci sono i cialtroni che non vogliono mai sporcarsi le mani, ma pontificano ogni giorno. Sono convinto che nella tua professione ne abbia conosciuto molti. E ci sono quelli che ogni giorno si caricano addosso problemi non loro, per adempiere ad una Promessa o rispondere all’immagine che hanno di sè o alla propria coscienza.

Io ho scelto, e ho detto cosa farò. Visto che ne hai parlato, tu da che parti stai? Dalla parte della civiltà, o dalla parte dei barbari? E non facendo il minuetto di domande, controdomande, carta bollata, richiesta, risposta, s’indigna s’impegna poi getta la spugna con gran dignità. Oggi, ora, adesso ci sono 49 persone nel mare.

Tu, da che parte stai? Sei pronto ad agire in prima persona, quando nessun altro lo fa?

Samuele Zerbini

Caro Zerbini, io sto dalla parte dell’accoglienza, dell’umanità, della persona. Ma anche dalla parte della soluzione concreta dei problemi. Per questo cerco di evitare “sparate” demagogiche (e populiste) di fronte al dramma di 49 persone in mezzo al mare. Perchè lei sa bene che sbandierare sui social che è pronto ad ospitare a casa sua quelle famiglie ha lo stesso valore pratico di vole far cadere il governo scrivendo sui social “Salvini vattene a casa!”. Qualche commento, qualche like, qualche critica. Una normale chiacchiera da bar. Capisco che il suo intento è quello di svegliare le coscienze, ma non credo che le “sparate ad effetto” siano lo strumento giusto. Come non credo che la sua volontà espressa sui social sia sufficiente a farle ospitare una famiglia di quei profughi. Spero davvero che lei riesca a contraddirmi e a ospitarli, sarò ben felice di ammettere che avevo torto.

Roberto Masini

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