Vogliono cancellare le voci critiche

Rimini

Gentile Direttore,mi sento di condividere gli appelli di chi in questi giorni ha espresso preoccupazione circa la misura volta alla progressiva riduzione dei contributi per l’editoria. Con l’emendamento alla legge di Bilancio, se approvato, si azzererebbe ogni contributo entro il quadriennio. Temo sia solo l’inizio: si parte con il fondo dell’editoria, poi toccherà a radio, fondi dell’emittenza e infine alle agenzie stampa. L’obiettivo è evidente: cancellare le voci critiche per consentire che l’informazione si faccia solo in rete e senza domande. Un bavaglio per annullare ogni contraddittorio, degno del peggior oscurantismo degli anni bui. Questo a mio parere personale non è accettabile. Con questi tagli si vanno a colpire le testate edite da cooperative di giornalisti o da fondazioni o enti morali, comunque senza scopo di lucro e con l’obbligo in statuto di non dividere eventuali utili; di fatto molti degli attuali giornali locali, che sono l’ossatura dell’informazione del Paese e che io considero anche dei presidi importantissimi contro la criminalità, il malaffare, la cattiva politica, proprio per il lavoro di cronaca e denuncia che quotidianamente svolgono. Parliamo di giornali nei quali sono cresciuti centinaia di giornalisti che oggi scrivono sulle più importanti testate nazionali. La norma in questione costringerà queste aziende a dover cambiare in corsa la propria organizzazione con pesanti ripercussioni sul piano occupazionale e con inevitabili ricadute sulla qualità del prodotto offerto, sempre che riescano ancora ad offrirlo. Una stima fatta dagli addetti ai lavori prevede che tra i dipendenti diretti e quelli dell’indotto (edicole, distribuzione, tipografia, collaboratori, agenzie di service eccetera) siano in gioco circa diecimila posti di lavoro, senza contare l’impoverimento di informazione a livello territoriale, con decine di province italiane senza più giornali presenti. Un danno inquantificabile. La legge sull’editoria si può probabilmente migliorare, ma rappresenta un punto fermo da cui partire, anche perché ora si è avviato un diverso meccanismo in grado di dare alle realtà cooperative e alle altre realtà no profit che abbiano legittimamente titolo di accesso al Fondo nazionale, una nuova opportunità di programmare con criteri di efficienza, efficacia e di valore sociale i propri piani industriali. Nel mio piccolo, quindi, mi associo a tutte le voci che in questi giorni si sono alzate a difesa dell’informazione contro i tagli indiscriminati e faccio un appello alle forze politiche che siedono in Parlamento a ripensare questa scelta che produrrebbe unicamente danni senza alcun beneficio per la nostra società. Senza informazione libera non ci può essere democrazia.

(*) Assessora al Bilancio, Riordino Istituzionale, Risorse Umane e Pari opportunità della Regione Emilia-Romagna

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