«Ciavatta si dimetta da commissario della Commissione Giustizia di San Marino»

San Marino

SAN MARINO. Al termine della prima parte di lavori della seduta consiliare di ieri, il Movimento Civico10 ha incontrato la stampa puntando i riflettori sul rinvio a giudizio del consigliere del Movimento Civico Rete Roberto Ciavatta. «Nell’intervento nel quale ha annunciato di essere stato raggiunto da provvedimento di rinvio a giudizio insieme all’esponente del Movimento Democratico San Marino Insieme Emanuele Santi – ha spiegato Luca Boschi –, Ciavatta ha ricalcato temi molto simili a quelli pronunciati da Simone Celli quando ha rassegnato le sue dimissioni da Segretario di Stato, che tanto erano stati criticati dalle opposizioni. Non vogliamo entrare nel merito del rinvio a giudizio, non ci interessa verificare la veridicità di quelle accuse che, tra l’altro, ci auguriamo essere frutto di un malinteso. Ci aspettiamo, però, coerenza, in particolare da un esponente di un movimento come Rete che ha tanto a cuore la legalità. Chiediamo che non vengano usati due pesi due misure, ma che venga rivendicata da parte di tutto il movimento Rete la fiducia nella magistratura. Riteniamo, inoltre, che sia politicamente inopportuno che un consigliere rinviato a giudizio sia commissario nell’ambito di una Commissione, quella Affari di Giustizia, in cui si devono dare indirizzi ai magistrati e in cui un commissario potrebbe ipoteticamente promuovere un’azione di sindacato nei confronti di un magistrato, che in questo caso lo ha attaccato. Per questo sollecitiamo Ciavatta a dimettersi dal ruolo di commissario della Commissione Giustizia».

«Non intendiamo chiedere le sue dimissioni dal Consiglio – ha aggiunto Jader Tosi -, siamo una forza garantista, dunque attendiamo gli esiti del procedimento. Oggi che c’è un rinvio a giudizio, ci auguriamo che da parte di Rete ci sia coerenza per quel che riguarda il ruolo di commissario di Ciavatta. Chi viene rinviato a giudizio e poi attacca il giudice che ha adottato il provvedimento nei suoi confronti, non può ergersi a paladino della legalità. La sua presenza all’interno della commissione giustizia è una questione di opportunità, sia chiaro, non di legge».

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