Rimini, la sfida di un nuovo Rinascimento

Rimini

Domani la città di Rimini può e deve voltare pagina. Con l’inaugurazione del ricostruito Teatro Galli il centro storico riacquista uno dei suoi gioielli, che va così a far compagnia al Tempio Malatestiano, al Ponte di Tiberio, all’Arco d’Augusto e a Castel Sismondo. Certo, all’elenco manca ancora l’anfiteatro romano, così come mancano altri interventi di sistemazione urbana. Ma con il ritrovato Galli (rimasto distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale) la città può e deve ora mettere in movimento tutta una serie di progetti e di iniziative per far vivere questo “nuovo” centro storico. Le tante energie profuse negli ultimi decenni nell’abbellimento del cuore della città devono ora indirizzarsi verso stagioni teatrali, concerti, eventi, servizi al centro (parcheggi compresi), in una sinergia il più possibile efficace fra Comune e cittadini, fra Comune ed esercizi pubblici, fra Comune e associazioni. Si deve passare alla fase due. Non è una sfida da poco. La guerra e la sua distruzione hanno inferto un duro colpo a questa città. Ma l’operosità della sua gente e le tante persone giunte da vicino e da lontano per farla diventare quello che è oggi l’hanno fatta crescere come è successo a poche città in Italia. Nel 1951 Rimini aveva meno di 70mila abitanti ed era la quarta città romagnola per popolazione dietro Ravenna, Forlì e Cesena. Oggi, con i suoi 150mila residenti ha quasi raggiunto Ravenna che ne ha 159mila mentre Forlì e Cesena sono a 117mila e 97mila. Lo sviluppo, aiutato dal boom del turismo, è stato impetuoso ed ha attratto tanti imprenditori e lavoratori da fuori città. Questo fenomeno da un lato ha fatto sì che la città diventasse un luogo nel quale la sperimentazione e le idee innovative trovassero terreno fertile (Rimini spesso ha anticipato le tendenze), dall’altro però ha indebolito la sua identità. Quante volte si è invocato il fantomatico “partito della città”, quel movimento di persone che al di là di ogni partigianeria politica o sindacale potesse dare il suo contributo alla città senza pregiudizi e senza giochi delle parti? Quante volte ci si è ritrovati deboli e divisi negli ambiti regionali e nazionali dove sono in gioco le assegnazioni di finanziamenti per realizzare scuole, strade, grandi opere...? Ora la città può fare l’ulteriore passo in avanti. Non solo una città intraprendente, vivace, creativa e a volte anche troppo autocritica. Ma una città che sente con orgoglio di poter giocare il proprio ruolo nella società di oggi. Capace, quando necessario, di avere una sola voce, come quando riuscì a dar vita alla nuova provincia che si staccò da Forlì. Una città che ha completato la guarigione dalle ferite della guerra. Una città che a cominciare dal suo centro storico (che deve essere orgoglio di tutta la città) può trovare una nuova stagione di crescita e di sviluppo, culturale ed economica: un nuovo Rinascimento. Una città che in ambito turistico può spendersi sempre più verso una clientela “qualificata”. Quel che conta ora è prendere consapevolezza che la fase dell’emergenza urbanistica sta finendo e occorre trovare un nuovo equilibrio di crescita. Al sindaco Gnassi spetta il compito di coordinare questa nuova fase. Ma non può fare tutto da solo. Avanti con le idee e rimboccarsi le maniche. C’è tanto da fare.

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