Pensare ai cani danneggia gli altri?
Passando di fronte a questi banchetti la reazione più diffusa è l’indifferenza, seguita a pochissima distanza dall’indignazione, e ben ultima l’adesione.
Chiaramente non ho argomenti per commentare l’indifferenza o l’adesione. La prima è la caratteristica principale della nostra società su qualsiasi argomento che non ci tocca da vicino, la seconda è personale, motivata dalla condivisione della causa.
L’indignazione, invece, merita qualche parola in più. “Pensate ai poveri e ai bambini invece che ai cani” è lo stereotipo dell’indignato.
Non capisco il nesso.
Chi pensa ai cani vuol dire che non pensa ai bambini e ai poveri?
Chi dedica il proprio tempo libero ad aiutare gli animali lo sottrae a qualche scopo “più nobile”?
Ma allora anche chi nel tempo libero pratica sport o va a fare gite o si dedica a qualsiasi hobby sta sottraendo tempo a “cause più nobili”...
L’amore per gli animali non sottrae l’amore a disposizione per gli altri esseri umani.
Diverso può essere invece il caso delle risorse economiche, ma in questo caso sono io che decido cosa fare. Se voglio donare dieci euro in beneficenza posso darli ad una associazione che aiuta i poveri oppure ad una che aiuta gli animali oppure cinque euro a testa a tutte e due. Ma è una scelta che dipende da me, dalla mia sensibilità, dalle mie priorità (che poi possiamo sempre mettere in discussione).
Indignarsi davanti ad un banchetto animalista non ha senso. E soprattutto non aiuta né gli animali né i bambini né i poveri. Trasformiamo la nostra indignazione in qualcosa di positivo: invece di dire loro “Pensate ai poveri invece che ai cani” magari andiamo a fare qualche ora di volontariato a favore dei bambini o dei poveri...