Mini Imu, provvedimento sospeso

Rimini

RIMINI. Il pagamento della mini Imu? Tutto sospeso a data da destinarsi. Anzi forse non si pagherà.

Ieri mattina il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, insieme al collega di Ravenna Fabrizio Matteucci e a quello di Bologna Virginio Merola hanno manifestato la loro netta contrarietà al Decreto Imu. D’accordo con il sindaco di Imola e presidente dell’Anci dell’Emilia Romagna Daniele Manca.

Proprio ieri infatti era in programma la discussione parlamentare che doveva convertire in legge il decreto del 30 novembre scorso sull’Imu.

Così, su insistenza di Gnassi e Matteucci, l’Anci ha rivolto un appello ai parlamentari di modificare il decreto Imu e non votarlo cosi com’è. Alle 15 è arrivato l’annuncio: discussione e votazione sul decreto sono rinviate a gennaio. Con la conseguente sospensione dei pagamenti il cui termine ultimo sarebbe fissato per il 16 gennaio.

«Le nostre comunità, i cittadini che abbiamo l’onore di amministrare, l’impegno di molti, hanno prodotto una prima, provvisoria, precaria, ma incontestabile vittoria» sottolinea il sindaco Gnassi insieme al collega di Ravenna Matteucci.

Funziona così. Nei Comuni (e sono 2.375 in tutta Italia) che hanno aumentato l’aliquota base del 4 per mille, secondo le nuove disposizioni il 40% di quel rincaro dovrebbe essere pagato dai cittadini. Quanto? A Rimini occorre fare la differenza tra l’aliquota applicata, 5 per mille, e quella base 4 per mille. Il risultato, 1 per mille, sarà coperto al 60% dallo Stato e al 40% dai proprietari di prima casa.

Tradotto in euro: la partita prima casa vale 13 milioni e 400mila euro; il rincaro dell’aliquota ammonta a 2 milioni e 600mila, coperto dai cittadini per 1 milione e 70mila euro. A testa, sempre facendo i conti in base ai dati di Palazzo Garampi, si tradurrebbe in circa 29 euro per ognuno dei 37mila proprietari di prima casa. Diciamo, più propriamente, che si tratterebbe di una nuova gabella il cui importo è compreso fra 20 e 40 euro.

Una vera beffa se si pensa che la mini stangata avrebbe dovuto coinvolgere, almeno inizialmente, «solo i Comuni che hanno aumentato l’aliquota prima casa nel 2013 e non chi lo aveva già fatto nel 2012» spiega l’assessore al bilancio Brasini.

Il sindaco all’attacco. «La nostra posizione è semplice - afferma ora il primo cittadino riminese -. Governo e parlamento hanno deciso nel 2013 di abolire l’Imu prima casa e ci hanno garantito la copertura totale delle mancate entrate. Con il decreto del 30 novembre scorso il governo ha però tradito gli impegni. Anche il parlamento li tradirebbe se convertisse il decreto così com’è».

Di qui l’appello: «I cittadini che amministriamo non devono pagare di tasca loro il tradimento del governo».

Tassa d’azzardo. Per coprire il buco Gnassi e Matteucci si sono spinti oltre: «Proponiamo una tassa sul gioco d’azzardo. Il settore fatturava nel 2011 ottanta miliardi e dal 2004 l’aliquota del prelievo fiscale è incredibilmente calata del 200%. La nostra proposta è ragionevole».

Quanto alla sospensione del provvedimento: «Chi la dura la vince, questo è un primo risultato. D’ora in poi, da qui a gennaio, noi saremo ancora più agguerriti».

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