Infermiera di Lugo, oggi in Cassazione l’ultima sentenza sull’omicidio

RAVENNA. Oggi a Roma non ci sarà Daniela Poggiali. L’ex infermiera di Lugo ha scelto di non partecipare a quello che potrebbe essere l’ultimo atto di un caso giudiziario che va avanti da anni. Il suo avvocato, Lorenzo Valgimigli, conferma che la Poggiali ha preferito rimanere a casa, in famiglia. Rimanendo in attesa della telefonata che le dirà cosa ha deciso di la Corte di Cassazione. «Daniela Poggiali è una donna forte – dice il legale – ma oggi è anche una donna chiaramente stanca».

L’accusa

Ciò su cui saranno chiamati a prendere una decisione oggi gli ermellini è ormai storia nota. Il caso è quello che riguarda la morte sospetta di Rosa Calderoni, la 78enne deceduta l’8 aprile del 2014 all’ospedale Umberto I di Lugo in circostanze mai realmente chiarite. Il 9 ottobre di quello stesso anno, dopo una lunga indagine avviata dalla procura di Ravenna, viene arrestata l’allora infermiera Daniela Poggiali con l’accusa più grave. Quella di aver ucciso la paziente, somministrandole una dose letale di cloruro di potassio. Poco dopo spuntano le note foto nelle quali l’infermiera è ritratta mentre esegue delle smorfie al fianco di un lettino di ospedale dove si trova una signora morta. In pochi giorni perde prima il lavoro e poi, al termine di un lungo processo, nel marzo del 2016 viene condannata all’ergastolo. Fine pena mai.

L’anno scorso la corte d’appello di Bologna ha pero riscritto del tutto quel caso che tanto aveva fatto discutere a Ravenna, ma anche in tutta Italia e in parte del mondo. Al termine di una perizia che ha messo in dubbio tutto l’impianto accusatorio, arrivando a dire che Rosa Calderoni potrebbe essere morta anche per cause naturali, Daniela Poggiali è stata però assolta da tutte le accuse. E dopo tre anni di carcere è tornata a vedere la luce, anche se non è tardato il ricorso da parte della Procura generale in Cassazione che ancora oggi tiene la donna in sospeso.

Ultimo atto?

Come di consueto questa mattina a prendere la parola per prima sarà il procuratore generale, che esporrà i motivi del ricorso, poi sarà il caso delle parti civili e infine dell’avvocato della difesa. A quel punto ci si aspetta che i magistrati possano uscire con la decisione nel tardo pomeriggio. E le vie che si stagliano davanti sono solo due. La prima prevede il rigetto del ricorso del Pg, con la conseguente assoluzione questa volta definitiva della Poggiali. La seconda vedrebbe al contrario l’accoglimento in parte o in toto del ricorso e la celebrazione di un processo d’appello bis, ma questa volta sulle basi delle linee guida espresse dalla Cassazione. Per l’ex infermiera non sarà però la fine dell’incubo. Perché a settembre è attesa la decisione del giudice di Ravenna in merito alla richiesta di rinvio a giudizio per la seconda morte sospetta, quella di Massimo Montanari, l’ex datore di lavoro del fidanzato della Poggiali.

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