Davide Drei non si ricandida a sindaco e chiede le primarie

Forlì

FORLI'. Davide Drei non si ricandiderà a sindaco per il secondo mandato. Lo ha appena annunciato durante il direttivo del Pd comunale come aveva annunciato che avrebbe fatto la scorsa settimana, senza sciogliere la riserva fino all'ultimo momento, di  una lunga relazione sull'attuazione del programma di mandato fino a qui.  "Confesso che non mi è stata estranea la tentazione di propormi per un secondo mandato, perché anche la storia dell’ultimo mezzo secolo dimostra che è molto difficile guidare un processo di reale cambiamento in un solo mandato - ha ammesso Drei -. E tuttavia la mia decisione irrevocabile è quella di non ricandidarmi a sindaco, non per il timore di una sconfitta che non considero scontata".

Tre le motivazioni di un gesto che non ha mancato di sorprendere. "Considero il mio mandato amministrativo ed elettorale rispettato, o in via di conseguimento nel tempo che ne rimane, nelle sue linee di principio e nei suoi progetti più importanti e molto altro non dichiarato inizialmente, è stato fatto al servizio della città; sono attualmente l’amministratore del Comune di Forlì in attività più longevo, per la precisione da nove anni. Ho fatto per 5 anni il gregario (assessore) e i successivi 5 da capitano (sindaco). Parallelamente vivo la stagione amministrativa più complessa e onerosa mai verificatasi per i sindaci, nella quale contemporaneamente amministro anche la Provincia riformata e alla ricerca di una propria identità e nel contempo ho guidato per 3 anni la difficile esperienza dell’Unione a 15 dei Comuni del forlivese. Come dire, più mandati amministrativi in uno, a servizio di un territorio ben più ampio di quello per cui sono stato eletto, ma comunque il nostro territorio. Gli amministratori possono essere importanti ma non sono insostituibili. Per questo sono convinto di aver fatto la mia frazione – parafrasando uno sport che amo, la staffetta in atletica leggera – di aver compiuto la mia frazione ed essere pronto a passare il testimone al prossimo sindaco".

Dalla metafora sportiva a quella "militare", nel farsi da parte Drei ha poi aggiunto: "Prendendo a prestito il gergo dell’Esercito, in particolare del Genio, esistono i reparti Pontieri e i reparti Guastatori. Io mi iscrivo certamente al primo, a quello di coloro che sono usi a cooperare, a costruire ponti, a fare gioco di squadra, piuttosto che a generare rotture. Non sarò quindi il candidato sindaco che possa creare divisioni insanabili, e quindi compromettere una strategia vincente da parte del partito e più in generale dei democratici progressisti della nostra comunità. In tempi di sconfitte, in cui pochi fanno passi indietro e rimettono mandati, io, che non ho comunque perso ma non intendo pregiudicare soluzioni innovative, veramente innovative, per la guida della nostra città, lo farò".

E proprio perché la decisione arriva fra un tempo e l'altro della semifinale dei Mondiali di calcio, che pure non hanno visto schierata la Nazionale, Drei ha condito il tutto con una ulteriore metafora, questa volta schiettamente calcistica, legata a un ricordo personale: "Esattamente 36 anni fa, a Madrid, la nazionale di calcio vinceva il campionato del mondo. Ognuno ha il suo personale ricordo: indimenticabile il mio negli occhi di un adolescente. Era la nazionale di Bearzot che volava e ci faceva sognare con i gol di Rossi, Tardelli e Altobelli. Ma gli attaccanti avrebbero fatto ben poco, se non ci fossero stati altri giocatori nella squadra “con dei compiti precisi / a coprire certe zone / a giocare generosi”, dei mediani che dopo anni di fatica e botte “magari vincono ancora i mondiali”. Perché quando si vince, come quando si perde, lo si fa tutti insieme".

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