Giovane calciatore uccide la fidanzata e poi si suicida

Riccione

RICCIONE. «Era timido e riservato, ma poteva avere tutte le ragazze che voleva... », racconta un amico che lo frequentava quando Federico Zini indossava la maglia del Riccione. Lui però, calciatore con un futuro dietro alle spalle anche a causa di un brutto infortunio, voleva solo la “sua” Elisa. E soprattutto pretendeva che non fosse di nessun altro. Così l’altra sera ha deciso di impugnare la pistola con la quale andava al poligono e uccidere l’ex fidanzata, trentenne commessa in un negozio di abbigliamento a Firenze. Poi si è ammazzato anche lui, con la stessa arma. I due corpi sono stati ritrovati ieri mattina all’interno della macchina del padre della vittima, ai limiti di una strada sterrata a San Miniato (Pisa).

La sua storia a Riccione

Federico Zini, l’omicida suicida, oggi avrebbe compiuto 25 anni: nella stagione 2012-2013, proveniente dal settore giovanile dell’Empoli, aveva militato tra le file del Riccione lasciando intravedere delle ottime qualità in prospettiva, nelle sole quattro presenze concentrate nella fase cruciale del torneo (era arrivato a dicembre). Proprio dalla Romagna, dove era tornato in vacanza e conservato degli amici rimasti increduli di fronte alla notizia, aveva tentato di spiccare il volo verso il calcio che conta, buttandosi a capofitto in avventure all’estero: a Malta e in Bulgaria in serie B, poi nella massima serie filippina dove, in uno scontro di gioco, la rotula del ginocchio gli si è spezzata in due, come i sogni di gloria. Infine il faticoso rientro, passando per la serie A in Mongolia, e il ritorno in Italia a gennaio con il Tuttocuoio, squadra toscana iscritta al campionato di serie D (nello stesso girone del Rimini, ma non era sceso in campo contro i biancorossi). Nel corso del suo peregrinare all’estero, Elisa era rimasta la sua stella polare, poi la rottura tra i due. Lui l’altra sera le aveva chiesto di incontrarla per un ultimo “chiarimento”. Elisa doveva essersi resa conto del pericolo: erano rimasti amici, non c’erano stati litigi né denunce.

"Un pallone per un sorriso"

Una tragedia senza spiegazioni per chi ha conosciuto il ragazzo, mai violento né sopra le righe in passato. Assieme al fratello e alla stessa Elisa aveva fondato “Un pallone per un sorriso”, progetto di beneficenza tramite il quale raccoglieva e vendeva le magliette di calciatori professionisti. Gli davano una mano, tra gli altri, giocatori professionisti con cui era amico da sempre come Pucciarelli, Bocalon e Faragò. Stupore per il gesto e dolore per il destino della vittima sono i sentimenti più ricorrenti. «Non posso crederci - racconta Andrea Benedetti, suo allenatore ai tempi del Riccione - era un ragazzo a posto, equilibrato, riservato, ma dal comportamento ineccepibile».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui