Lega e M5S eliminano la tassa di soggiorno, Gnassi s'infuria

Rimini

RIMINi. È probabilmente balzato sulla sedia il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, una volta arrivato nella lettura alla pagina 51 del contratto di governo tra Lega Nord e Movimento 5 Stelle, e alla previsione di "abolire la tassa di soggiorno". "Non sono due righe da nulla per le centinaia di Comuni, come Rimini, come Roma o Firenze o Venezia, che hanno come unica leva fiscale autonoma proprio l'imposta di soggiorno".

Il buco in bilancio
Per Rimini nel 2017 vale 7,5 milioni di euro, "usati per restaurare e riqualificare il suo patrimonio storico e artistico e la rete di balneazione. Praticamente tutto ciò che ci permette ogni anno di mantenere, e se possibile incrementare, 16 milioni di presenze turistiche". Due le questioni che mette in evidenza il primo cittadino riminese. La prima, politica: "Elimina la tassa di soggiorno il partito che sull'autonomia anche finanziaria degli enti locali ci ha costruito la sua storia, e cioè la Lega". La seconda tecnica: la cancellazione dell'imposta è motivata "in considerazione del rifinanziamento delle risorse a favore degli enti locali". 

Dubbi grandi quanto la Fossa delle Marianne

In un contratto, argomenta Gnassi, che "a detta degli analisti lascia dubbi grandi quanto la Fossa delle Marianne sulla copertura dei capitoli strategici, figuriamoci cosa può succedere per tutto ciò che riguarda il turismo e gli enti locali". Complessivamente la tassa di soggiorno vale 700 milioni di euro all'anno. Per cui "prima di qualsiasi abolizione, Rimini vuole vedere nel bilancio dello Stato trasferimenti annuali a proprio favore per almeno 7,5 milioni di euro oppure, se si volesse proprio cancellare per una decisione politica chiaramente centralista, lo Stato per compensare lasci a Rimini una buona fetta dei proventi dell'Irpef". 

Referendum

Inoltre, prosegue il primo cittadino riminese, potrebbe valere "lo stesso principio del referendum sull'autonomia fatto dalle regioni leghiste Veneto e Lombardia. Se Lega e 5 Stelle sono d'accordo, i Comuni che attualmente utilizzano la leva dell'imposta di soggiorno potrebbero anche organizzare un referendum: volete, cittadini, che per compensare la perdita di risorse dovuta alla cancellazione dell'imposta di soggiorno restino sul territorio in cui abitate le tasse che adesso pagate alo Stato?". Di certo, conclude Gnassi, "contrasteremo questa superficialità che si scarica sui Comuni e sulle comunità locali come già avvenuto in passato. Mi auguro che questa sia solo una bozza, ma temo che stavolta questa sia solo una battuta".

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