Fogne, arrivano altri 16,8 milioni

Rimini

RIMINI. Per il sistema fognario di Rimini il Cipe potrebbe portare in dote dalla seduta di dopodomani altri 16,8 milioni di euro. Lo annuncia il ministro all'Ambiente, Gian Luca Galletti, durante la visita di questa mattina al cantiere di piazza Kennedy del Psbo, il Piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato, che permetterà entro il 2020 di chiudere tutti gli scarichi a mare.
"Sono molto felice di essere qui", sottolinea alla stampa con alle spalle ruspe ed escavatori: "La cosa più difficile - aggiunge il ministro Galletti - non è la ricerca delle risorse, ma trovare delle Amministrazioni che siano in grado di spenderle". Insomma "i soldi in Italia ci sono, alcuni sindaci li spendono bene, altri no". Sul fronte del Psbo, "il cantiere è in stato avanzato per un'opera importante per l'ambiente". E da questo punto di vista, si rammarica, "l'Italia è indietro sulle depurazioni, viaggia a due velocità, tra sanzioni europee e un progetto pilota" come questo. A Rimini, ribadisce, "le cose si fanno", utilizzando anche società locali: "Il sistema si è messo insieme", c'e' "gioco di squadra" e poi, scherza, il sindaco Andrea Gnassi è "uno stalker, ma è servito", mentre i parlamentari locali Sergio Pizzolante e Tiziano Arlotti hanno svolto il loro ruolo, che è "anche fare lobby per il territorio". E poi l'annuncio: "Spero giovedì in una ulteriore notizia dal Cipe, altri 16 milioni di euro per questa opera". In realtà 16,8 lo corregge il primo cittadino. Stalker appunto, "lo capite", sorride Galletti, tirando ironicamente in ballo anche il collega alla Cultura Dario Franceschini: "Non se la prenda, ma fare sale di teatro è più facile".

Questa è un'opera idraulica "importante che dà lustro al Paese e che potremo esportare in altre realtà.
E' la polita dei fatti. La campagna elettorale - rimarca il ministro dell'Ambiente- si fa con i fatti, non le promesse: dalle riforme alle opere è un fatto che portiamo come esempio di buona amministrazione e di buona politica". Galletti ricorda infine gli oltre 4 miliardi garantiti dal ministero alle Regioni: il "problema è spenderli, trasformare i soldi in cantieri e infine in opere". E "spesso", conclude, gli ostacoli si annidano nel titolo V della Costituzione: "Quando abbiamo proposto la riforma era per decidere chi fa cosa. In questo Paese ci manca. Però alcuni amministratori bravi ci insegnano che le opere si possono fare".

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