Ma per il corano chi picchia la donna è un infame

Rimini

RIMINI. Un 31enne è stato arrestato perché maltrattava la moglie. L’aveva picchiata e umiliata, più volte, anche davanti al figlio minore. Lei ha trovato il coraggio di denunciare e ha raccontato tutto a un’associazione che protegge le vittime di violenza. Gli inquirenti hanno fatto il resto. Fin qui, in un Paese dove si compie un femminicidio ogni tre giorni, è cronaca ordinaria, purtroppo. Ci sono però dei dettagli che nel racconto, e nelle reazioni soprattutto, cambiano tutto: quell’uomo è un bengalese, musulmano, che picchiava la moglie perché era decisa a iscriversi all’università. Un caso scuola per alimentare lo scontro di culture e l’integrazione impossibile. E’ bene quindi fare chiarezza. O almeno provarci. L’uomo che ora si trova in carcere non ha violato solo il Codice penale ma anche la legge di Dio che lui, nella sua ignoranza o arroganza, asseriva di difendere. E i “reati” da imputargli sono diversi. A titolo esemplificativo cito due riferimenti molto solidi. Uno dal Corano e l’altro dai messaggi del profeta. Sfogliando il libro sacro dell’islam, vi è un capitolo dedicato ai romani. Al versetto ventuno rivela: “E fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi, delle spose affinché riposiate presso di loro. E ha stabilito tra voi amore e tenerezza”. Il messaggero Mohamed è stato ancora più esplicito: “Le donne sono sorelle degli uomini, non le onora che un generoso e non le maltratta che un infame”.
Si potrebbe obiettare che, tutto sommato, non è un aspetto prettamente religioso quanto culturale. “Lo sanno tutti che nel mondo islamico le donne non possono studiare e non possono avere una vita pubblica”, qualcuno farà notare. Finito questo triste capitolo, spero che la sventurata moglie possa iscriversi all’università. Probabilmente sceglierà quella di Bologna che, fondata nel 1088, è una delle più antiche. La più antica però è stata fondata nell’859 a Fes, in Marocco, da Fatima Al Fihriya, una donna. “Tuttavia potrebbe essere un fattore legato al paese di origine, il Bangladesh”, osserveranno altri. Il primo ministro del Bangladesh si chiama Sheikh Hasina, ed è donna anche lei. In Italia non l’abbiamo ancora avuto una premier donna. Quell’uomo picchiava sua moglie non perché è musulmano o bengalese, ma semplicemente perché “un infame”. Come tanti altri come lui, purtroppo. Complimenti alla signora che ha denunciato e all’associazione che l’ha assistita.

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