Dà del gay al marito e lui la denuncia: per la legge non è un'offesa
"E' omosessuale"
La coppia però non finirà mai davanti al giudice di pace, come avrebbe voluto lui per fargliela pagare. La procura, infatti, ha appena chiesto l’archiviazione del procedimento «perché il fatto non costituisce reato». Gli amici comuni che erano a cena, ascoltati dai carabinieri come persone informate sui fatti, hanno confermato il contenuto della conversazione, ma il termine “omosessuale”, per la legge, non deve essere considerato né offensivo, né denigratorio. Nella richiesta di archiviazione si fa esplicito riferimento, in questo senso, alla Cassazione (sentenza 50659 del 2016).
"Non è dispregiativo"
I giudici della Suprema corte, interrogati su un caso analogo hanno, infatti, chiarito come la semplice attribuzione della qualità “neutra” di “omosessuale”, termine non dispregiativo riferibile solo alle preferenze sessuali dell'individuo ed entrato nell’uso comune, non possa considerarsi lesiva della “reputazione” personale neppure se pronunciata con un’intenzione offensiva. In pratica è come se se avesse detto «Mio marito è biondo». La procura, nel caso in questione, tra l’altro, nelle parole dell’indagata pronunciate per spiegare le ragioni della crisi sentimentale non ha letto neppure un intento diffamatorio né la volontà di mettere in giro un pettegolezzo. «Non si ravvisano elementi di rilevanza penale – si legge nella richiesta di archiviazione – sia per la mancanza dell’elemento materiale sia per la mancanza dell’elemento psicologico del reato». Viste le premesse sarà facile convincere il giudice chiamato a chiudere il caso, è certo però che il destinatario dell’espressione, vista la sua reazione, non l’aveva presa bene.