Parla la donna vittima di razzismo sul bus: "Mi picchiava e nessuno interveniva"

Rimini

RIMINI. «Quell’uomo mi picchiava e nessuno interveniva in mio aiuto, c’era una donna che piangeva e il mio unico pensiero era proteggere la pancia, proteggere il mio bambino. Era come un incubo: tutto accadeva troppo in fretta e io non avevo neanche il tempo di rendermi conto. Davvero stava succedendo a me tutto questo? Dentro l’autobus? Mi sembrava impossibile, tutto quel dolore senza motivo e l’incredibile spavento. Il primo momento di sollievo l’ho provato solo in ospedale, quando il medico mi ha detto che il cuore di mio figlio continuava a battere: per fortuna la gravidanza potrà andare avanti».
Il giorno dopo l’aggressione la «paura non è ancora passata» e «mi fa tutto più male di ieri». La signora senegalese che preferisce non rendere pubblico il suo nome si accarezza amorevolmente il pancione.

"Ti faccio abortire"
«Razzismo? Sì certo, le offese ci sono state, ma credo che cercassero solo un modo per fare i furbi, creando confusione. La frase più brutta l’ha pronunciata la ragazza: Ti faccio abortire, quello mi ha fatto male e paura, non sentirmi chiamare negra». La donna, 39enne, è al sesto mese di gravidanza. Sotto choc, decide di raccontare la sua drammatica esperienza. «Stavo andando al lavoro, in albergo, so bene quello che accade sulla linea 11. Ho assistito a borseggi e aiutato le persone derubate più di una volta. Ero in piedi vicino al portellone della discesa. Accanto a me c’era un po’ di gente. Tenevo stretta la borsa perché avevo i soldi per l’affitto di due mesi, 1200 euro, più altri duecento euro, avuti poco prima da mio marito».

Violenza e offese

All’improvviso il borseggio. «È stata una cosa strana, un movimento incredibilmente veloce, rapidissimo. Una specie di impressione: ho visto solo un braccio col mio cellulare in mano senza riuscire a realizzare la situazione. Tutto è stato velocissimo, non ho avuto il tempo di rendermi conto. Ho urlato di ridarmi il telefono, ma quell’uomo con i capelli e gli occhi scuri ha cominciato a colpirmi con violenza e offendere, come se fossi stata io a fare qualcosa di male. Voleva fare confusione e infatti penso che ci fossero dei complici che sono spariti con tutti i miei soldi e con i gioielli che avevo indosso. Mi ha infatti strappato gli orecchini d’oro e sfilato il bracciale. La ragazza mi accusava di aver urtato la carrozzina, ma non era vero. Quando le porte si sono aperte mi hanno spinto a terra e presa a calci. Nessuno è intervenuto, solo l’autista alla fine ha fatto qualcosa per me. Una donna piangeva e diceva basta. Ripeto: io pensavo solo a coprirmi la pancia per salvare il mio bambino. Ho recuperato il cellulare e con quello sono stata io stessa a chiamare le forze dell’ordine. Quando è arrivata la polizia quei due continuavano a insultarmi dicendo Vai via negretta di merda, ti ammazzo. Razzismo? Sì, forse, ma credo che volevano solo fare i furbi, mentre io sono sicura di quello che ho visto. È stato lui a derubarmi. Così facendo i complici si sono allontanati con tutti i miei soldi. Ora non so come farò a pagare l’affitto e ho paura anche a rimanere in casa da sola».

L'interrogatorio

Interrogati dal Gip, separatamente, i due (lui arrestato, lei denunciata) negano di aver borseggiato la donna. Lui dice di aver raccolto da terra il telefonino per restituirlo, ma la nera - è la sua versione - avrebbe strattonato il passeggino con il bambino, e allora si è infuriato. Nega di averla presa a calci e pugni. La ragazza ammette di aver sbracciato per difendere il piccolo e di averla spinta per allontanarla.  Dicono di non averla né picchiata, né rapinata, ma solo insultata in preda alla rabbia. Il gip Vinicio cantarini si è riservato di decidere.

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