Fiorenzuola chiusa tutto il mese: crollano i turisti, spuntano i rifiuti

Rimini

PESARO. Vista dall’alto sembra una spiaggia fantasma. I resti delle capannette costruite con i tronchi degli alberi hanno un aspetto spettrale ora che tutto attorno c’è soltanto il nero lasciato dal passaggio delle fiamme. L’odore che emana la terra brucia nel naso dopo che la notte scorsa la pioggia l’ha mescolata con la cenere.

Fiorenzuola di Focara una settimana dopo il rogo ha l’immagine del paradiso perduto. In una mattina di un sabato centrale di agosto sarebbe stata affollata da almeno un migliaio di persone. Invece è deserta, inaccessibile, intatta nonostante sia stata circondata per dodici ore da un incendio spaventoso, ma inavvicinabile perché c’è il rischio che crolli tutto. Per i bar, l’alimentari, i ristoranti e i campeggi è un disastro economico che si va a sommare a quello ambientale.

Terreno trasformato in sabbia

La terra è “cotta”, diventata quasi sabbiosa, e le fiamme che hanno distrutto la falesia l’hanno privata delle radici delle piante che garantivano un ancoraggio solido. Il timore è che possa venire giù un pezzo di calanco e allora almeno fino alla fine del mese resterà ancora perduto quel paradiso risparmiato durante il secolo scorso dalla “riminizzazione”. Poi si vedrà.

Anche il paese è insolitamente deserto. Sono rimasti i ciclisti, ad affollare i bar per una sosta, e tanti curiosi, saliti in una sorta di pellegrinaggio a scoprire quel che si è conservato dopo che venerdì pomeriggio dell’altra settimana è scoppiato un incendio sulla strada Panoramica, a Casteldimezzo, e in pochi minuti ha bruciato diversi chilometri di bosco sul mare, dal “Tetto del mondo” fino alle vigne della Tenuta Mancini, a sud di Fiorenzuola di Focara. Restano tutti a bocca aperta, in silenzio, come a contemplare la forza devastante della natura. C’è chi salta il parapetto per garantirsi un selfie più suggestivo ma viene prontamente redarguito dagli anziani del posto.

Tutto avvolto dalle fiamme

Le fiamme alte fino a quaranta metri e rimaste vive dalle cinque del pomeriggio, quando un uomo lavorando con il trattore ha provocato delle scintille, fino all’arrivo dei Canadair, alle sette della mattina dopo, hanno risparmiato ben poco della vegetazione in una giornata in cui si erano superati i 35 gradi. Il colpo d’occhio ora è terribile. Dall’alto dei 177 metri di Fiorenzuola fino al mare c’è soltanto il nero della terra carbonizzata e di quel che resta di alberi e arbusti.

È emersa una discarica

Ora che dietro al guard rail non c’è più il folto canneto sono venute fuori montagne di bottiglie di vetro e plastica, barattoli e lattine, persino una lavatrice, il cerchione di una macchina e scatole di vecchi computer. Chi si ferma per scattare una foto ne resta colpito e turbato. Era uno spettacolo della natura e non ci si rendeva conto che in troppi lo trattavano come una discarica.

Graziati dal vento

Alcuni tratti della macchia sono stati salvati dal vento che durante l’incendio ha girato più volte, risparmiando anche il ristorante “Il sorpasso”, scendendo verso Pesaro. «Le fiamme erano alte tutto attorno - racconta il proprietario -. Avevamo già bagnato tutta la zona che circonda il locale nella speranza di contenerle. Due anni fa un incendio ci aveva devastato il ristorante che poi abbiamo ricostruito. Per fortuna questa volta il vento ha deciso diversamente. Ci è andata bene. Ma che spavento».

Fiamme sul campanile

Non ci sono state vittime perché la macchina dei soccorsi è riuscita a fare evacuare sia Fiorenzuola che Casteldimezzo. Lo spavento però è stato enorme e lo si capisce bene guardando le bruciature sul campanile della Chiesa di Sant’Andrea, protettore dei pescatori. Dopo essere stata demolita nel terremoto del 1916, nella notte tra il 4 e il 5 agosto scorsi è stata avvolta dalle fiamme che salendo dal mare avevano abbracciato l’intero campanile, arrostendo anche il presepe dei marinai costruito ai piedi di quel che resta delle mura storiche. Se la sono vista brutta anche i proprietari di diverse case e ville sparse lungo la costa in cui ancora sono evidenti i segni del passaggio del fuoco.

L’orto balcone

Luigi Baglioni detto Gigi ieri mattina stava ancora sistemando il suo piccolo orto-balcone affacciato sull’Adriatico. A ottantacinque anni una cosa del genere non l’aveva mai vista. Racconta di frane e guerre, di intere pareti della collina finite in mare e di tedeschi che si nascondevano nella boscaglia. Con la mano indica ora un sentiero e ora il punto in cui i pescatori avevano costruito le loro capanne cinquant’anni fa. Chi ne segue i ragionamenti vede soltanto nero e cenere di cui è pieno anche il suo orto-balcone, bruciato per metà. Armato di badile cerca di rimediare ai danni, per sua fortuna limitati. Ci ha rimesso una catasta di legna grossa e fascine, qualche albero da frutto, qualche pianta da ortaggio. Proprio di fianco al terreno di Gigi sarebbe dovuto partire “Il sentiero della passione”, un percorso suggestivo protetto dalla macchia e diretto al mare, progettato da Comune ed Ente Parco. I cartelli già pronti nella sede del quartiere a Fiorenzuola resteranno nei cassetti ancora per un po’: ora più che un sentiero sembra un cratere lunare.

La messa in sicurezza

La priorità ora è mettere in sicurezza il paese, da sempre soggetto alle frane. Sparito il bosco si temono le piogge. La terra bagnata e non più ancorata potrebbe scivolare a valle. La paura è questa. Già venerdì sono entrati in azione i rocciatori. Li aspetta un lavoro lungo e complicato: prima di verifica delle reti antifrana, danneggiate dalle altissime temperature provocate dal rogo, e poi di sistemazione. Ci sono da tagliare centinaia e centinaia di alberi che potrebbero essere pericolanti. Ci sono da spostare le pietre non più fissate dalla vegetazione che di tanto in tanto rotolano verso la spiaggia. Ci sono da rifare i guard rail, alcuni quasi squagliati. E va fatto un lavoro di piantumazione, favorendo il lavoro di “tenuta” assicurato dalla natura. I soldi li ha garantiti il ministro all’Ambiente Gianluca Galletti che tre giorni dopo l’incendio era già arrivato sul posto: si parla di quattro milioni e mezzo. A Fiorenzuola e a Casteldimezzo si augurano che l’urgenza resti confermata anche nelle settimane a venire perché se dovessero arrivare piogge abbondanti la situazione potrebbe diventare davvero critica. E a quel punto, il paradiso, sarebbe perduto per molto più tempo.

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