Vagnini il terrore dei borseggiatori: sugli autobus ne ha catturati 136

Rimini

RIMINI. Arrestata la “regina” dei furti sui bus, fermata domenica da un agente della polizia penitenziaria fuori servizio. La donna, Alma Hrustic, una bosniaca di 36 anni incinta del decimo figlio, alloggiata in un campo nomadi di Roma, vanta a suo carico diciannove arresti e 42 condanne, 40 delle quali per furto. Domenica è arrivata a Rimini per andare a trovare una sua parente che risiede in città e intorno alle 10 e 30 stava aspettando l’autobus della linea 11 alla fermata della stazione ferroviaria. Approfittando della folla, ha avvicinato un turista e ha provato ad aprirgli il borsello ma non ci è riuscita e così lo ha seguito salendo sull’autobus con la figlia 17enne. Non aveva però fatto i conti con la presenza dell’agente della Penitenziaria fuori servizio, Mauro Vagnini, che avendo notato tutti i movimenti della nomade, è salito anche lui a bordo e l’ha tenuta d’occhio. «In pochi secondi - racconta l’agente - la 36enne è riuscita a sfilare il portafoglio dal borsello del turista, un bengalese residente a Bologna, e poi lo ha passato alla figlia. Poi sono scese entrambe alla fermata successiva, quasi davanti al sottopasso del grattacielo. Sono sceso anche io e qualificandomi ho chiesto loro di restituire il portafoglio perché avevo visto tutto. La donna ha provato a giustificarsi sostenendo che la figlia aveva ricevuto il borsellino da due nordafricani che avevano commesso il furto ma messa alle strette ha ammesso la sua responsabilità. Dentro c’erano oltre 120 euro in contanti, due bancomat e due carte di credito con il numero pin attaccato dietro».

Decima gravidanza

Portata in caserma dai carabinieri, la donna, arrivata al termine della decima gravidanza, ha iniziato a dire che sentiva delle contrazioni ed è stata accompagnata in ospedale dove le hanno programmato per oggi il parto con taglio cesareo. La 36enne, difesa dall’avvocato Valentina Vulpinari, è stata processata ieri mattina per direttissima: l’arresto è stato convalidato ed è stata portata nel carcere di Forlì. Dopo il verdetto del giudice è uscita nel corridoio del tribunale ed ha reagito mettendosi a gridare. Nei casi precedenti, per via delle varie gravidanze, aveva sempre ottenuto la sospensione della pena.

Oggi è previsto il decimo parto. Sempre Vagnini, sabato ha permesso l’arresto di un altro borseggiatore. Questa volta su un autobus della linea 4. Un uomo di nazionalità polacca ha cercato di rubare dalle tasche sulla parte posteriore dei pantaloni di un turista milanese in vacanza a Bellaria Igea Marina. Vedendo che la tasca sinistra era più voluminosa, lo straniero ha infilato la mano e ha estratto una carta d’identità e un codice fiscale. Se avesse optato per la tasca destra avrebbe trovato 2.200 euro in contanti. Il polacco è stato condannato a un anno, pena sospesa. In Italia era già stato denunciato per detenzione di carte di credito clonate.

Con quello di domenica, Mauro Vagnini ha permesso di fare arrestare 136 persone mentre era libero dal servizio. «Sono tutti casi avvenuti nell’arco di dieci anni - racconta - tra Rimini e Riccione nei mesi estivi. La maggior parte delle volte sugli autobus delle linee 4 e 11, quelli più affollati per via della presenza dei turisti. Nessuno ha mai reagito quando mi qualificavo. Hanno ammesso sempre le loro responsabilità».

Il tesoro recuperato

In questi anni, grazie all’intervento dell’agente, è stato possibile recuperare 65mila-70mila euro di soldi rubati con modalità analoghe a quelle dei due casi del fine settimana. Per un occhio esperto non è difficile individuare i “borseggiatori tipo”. «In genere - racconta l’agente - ci sono particolari inconfondibili: indossano sempre le scarpe e non le ciabatte per assicurarsi la fuga. Le donne hanno borse molto voluminose e gli uomini tengono giacche o maglie appoggiate sul braccio per coprire i movimenti mentre armeggiano nelle tasche o nelle borse dei malcapitati. Ad esempio, l’uomo che ho sorpreso sabato, portava una giacca appoggiata sul braccio. Una cosa strana visto che c’erano quasi 40 gradi e la giacca poteva servire a ben poco».

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