«A Riccione troppi razzisti: ci si stupisce se una nera studia»

Riccione

RICCIONE. Una delle frasi più indegne l’ha scritta l’ex consigliere comunale Devid Rizzoli, macchiando il ruolo istituzionale che ha ricoperto per quasi tre anni: «Le navi da crociera Costa invece di sbarcare i turisti nel porto di Riccione hanno sbarcato i senegalesi. Mica male come inizio».

L’ex consigliere comunale eletto nelle file di Forza Italia nel 2014, sabato si è scatenato su Facebook quando ha scoperto che al Playhall si teneva un raduno religioso musulmano. Alcune centinaia di persone arrivate da tutta la regione hanno pagato l’affitto, pregato e se ne sono andate senza che accadesse alcunché. Il peggio è accaduto su Facebook, dove si sono scatenati i peggiori razzisti riccionesi, come spesso succede sulla pagina Come vorremmo la nostra Riccione.

«Qui si giudica la gente per il colore della pelle o per la religione. Ancora nel 2017 le persone vengono discriminate. È vergognoso», dice indignata Adji Ka. In dicembre si è trasferita in Olanda, «dove nessuno fa caso al tuo aspetto fisico ma a chi sei», dopo 19 anni trascorsi a Riccione. Le elementari in via Fucini, le medie alle Manfroni, le superiori a Pesaro, l’università tra Bologna e Ravenna. L’accento è marcatamente romagnolo... eppure. Eppure le è capitato di essere discriminata tante volte, anche di recente su un autobus, quando un uomo prima l’ha insultata per il colore della pelle e poi l’ha aggredita. Adji Ka è figlia di Ismaila Ka, uno degli organizzatori dell’evento religioso al Playhall di sabato scorso, componente di una confraternita.

Adji, lei al Playhall c’era e ha visto che non è successo nulla. Poi si sono scatenati i leoni da tastiera.

«Non abbiamo fatto niente di male. I carabinieri erano presenti come per ogni evento che coinvolge molte persone ma sono rimasti in macchina. Non è successo assolutamente nulla di anomalo, nulla per cui potesse scatenarsi tanta indignazione. Eppure... ».

Quale commento le ha dato più fastidio?

«Non li ho letti neppure tutti. Basta. Credevo che nel 2017 a Riccione il razzismo non esistesse più. Invece siamo ancora al voi neri o al voi musulmani. Siamo discriminati per il colore della pelle o per il credo religioso. Come se i senegalesi fossero tutti terroristi quando invece sono le persone più pacifiche del mondo».

Lei a Riccione c’è cresciuta. È una città così razzista?

«Sono nata in Senegal ma dai 7 anni ho sempre vissuto qui, fino a dicembre, quando mi sono trasferita in Olanda. Da bambina e ragazzina di episodi di razzismo ne ho subiti tanti, alcuni più o meno espliciti. Trovo per esempio assurdo che qui ci si stupisca se una persona di colore va all’università o che si trovi incredibile che io possa avere l’accento romagnolo. Sono ancora in troppi a vedere le persone di colore come vu’ cumprà».

Termine terribile per identificare una persona...

«Lo è stato mio padre Ismaila, per alcuni anni. Ha fatto di tutto per garantire a noi figli un futuro migliore e con l’aiuto di Dio c’è riuscito. Siamo state una delle prime famiglie di colore della zona. Abbiamo ricevuto la cura e l’aiuto di tantissime persone per bene. Di amici straordinari che ti fanno dimenticare la stupidità del razzismo ne abbiamo davvero tantissimi».

Lei però da Riccione se n’è andata e non tornerà a viverci.

«No. Anche mia sorella che ha 28 anni si è trasferita a Parigi. Verrò in vacanza e a trovare i miei genitori. Voglio però precisare che non odio Riccione, anzi. Voglio bene, molto bene, a questa città in cui sono cresciuta. Sono contro chi punta il dito per il colore della pelle, contro chi non ha rispetto della diversità. Mi fa paura chi ha paura del fatto che io sono nera e musulmana. Siamo diversi? Rispettiamoci. Nella mia squadra di atletica a Riccione ero l’unica nera e musulmana: mi hanno sempre rispettata. Purtroppo non sono tutti così».

In Olanda cosa fa?

«Mi mancano tre esami all’università. Nel frattempo lavoro al controllo qualità di una grossa azienda. Dopo soli tre mesi dall’assunzione sono stata promossa. Mi domando se in Italia a una nera sarebbe successo».

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