"Baby" bulli in un centro estivo: quatto educatori indagati

Rimini

RIMINI. Quattro educatori di un centro estivo del Riminese, di età compresa fra trenta e trentacinque anni, sono indagati con l’accusa di maltrattamenti mediante omissioni. Secondo l’ipotesi investigativa, basata sulla denuncia dei genitori del bambino (presunta parte offesa) sarebbero rimasti indifferenti o quanto meno non si sarebbero prodigati a sufficienza per evitare al figlio, di dieci anni, di venire “tartassato” da un gruppetto di compagni di “corso”.

Il ragazzino è stato ascoltato ieri dal giudice per le indagini preliminari, in audizione “protetta”, nelle forme dell’incidente probatorio, alla presenza di una psicoterapeuta dell’infanzia. Ha ripercorso, non senza disagio, gli episodi raccontati nella querela presentata dai suoi ai carabinieri. Il minore, esile e timido, ha spiegato di essere stato preso di mira, fin dai primi giorni, da un gruppetto di suoi coetanei, anche loro iscritti al centro estivo di carattere sportivo della durata di un mese. Sfottò, insulti, spintoni, ma anche pizzicotti, botte e perfino qualche “scherzo” pesante durante le lezioni di nuoto e negli spogliatoi della piscina.

All’inizio (i fatti si riferiscono all’estate scorsa) le vessazioni si ripetevano “solo” durante il tragitto in autobus per raggiungere la località degli allenamenti in acqua (ogni riferimento viene omesso a tutela dell’identità dei minori coinvolti nella vicenda).

«Una volta mi hanno tenuto la testa sott’acqua, un’altra volta volevano farmi fare la doccia vestito e mi hanno tappato la bocca per non farmi urlare». Il fatto che il ragazzino frequentasse controvoglia il centro estivo non era sfuggito ai genitori: a loro dire avevano fatto presente agli educatori l’esigenza di vigilare sul figlio. Quando lui, un giorno, è tornato con un occhio nero, hanno deciso di ritirarlo, qualche giorno prima della scadenza, per poi intraprendere l’azione legale. Ovviamente i presunti baby-bulli, tutti minori di 14 anni, non sono imputabili e così l’attenzione si è spostata sugli operatori, tutti difesi dall’avvocato Gabriele Bordoni, convinti a loro volta di aver fatto il possibile per evitare situazioni incresciosi e sicuri di essere intervenuti ogni volta che certi episodi, mai quelli più gravi, si svolgevano sotto i loro occhi (il bagnino della piscina non è stato chiamato in causa). Gli indagati non sono ancora stati sentiti dagli investigatori.

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