Vescovi: «Viale Ceccarini subito splendida, poi il quadrilatero della mobilità lenta»

Rimini

RICCIONE. La frase che vorrebbe come titolo per questa intervista recita «ci vuole la pazienza di rimettere in moto il futuro». «Un concetto che trovo molto femminile», spiega Sabrina Vescovi, candidata sindaca per il Partito democratico, Immagina Riccione e Siamo Riccione.

Chi è Sabrina Vescovi?

«Una mamma. Una donna che ha sempre lavorato molto nella propria vita vita. Una madre di 47 anni molto appassionata ai propri figli e alla propria città. Una persona normale».

Sabrina Vescovi è presidente di Aikom Technology, azienda fornitrice di attrezzatura per telecomunicazioni da una ventina di dipendenti e diversi milioni di euro di fatturato.

Quante ore dura la sua giornata?

«Moltissime. Non ho mai il tempo di accendere la tv. La sveglia suona alle sei e mezza: i ragazzi devono andare a scuola. Alice ha 15 anni e frequenta il classico, Filippo ne ha 13 e fa la terza media. Curiosamente sono una appassionata di cultura e l’altro di sporto: insieme formano le parole chiave della mia campagna elettorale. Mi stanno mancando molto in queste settimane».

Ha un politico a cui si ispira?

«In questo momento papa Francesco. Ma ho sempre avuto un’ammirazione molto forte per Sandro Pertini. Era uno di noi, interpretava in modo molto semplice le persone, il popolo italiano. E aveva una visione molto generosa verso il futuro, che oggi manca. Anche papa Francesco si muove con grande coraggio affrontando temi scomodi ma fondamentali per il domani».

Tra i sindaci riccionesi del suo partito, da Quondamatteo a Pironi, chi è stato il migliore e chi vorrebbe emulare?

«Non li ho conosciuti tutti direttamente ma dico che non vorrei emulare nessuno. Il sindaco porta una forte componente personale nel modo di condurre la città. Da alcuni di loro ho ricevuto grandi insegnamenti, questo sì, però non vorrei essere la copia di nessuno».

Permetta una curiosità: lei è una donna di sinistra, perché sui manifesti ha fatto scrivere sindaco e non sindaca?

«Perché non è una vocale a fare la differenza: conta la persona, non il genere. Non è la fine di una parola a cambiare la possibilità per le donne di fare passi in avanti. Diciamo che è una rivendicazione che non mi serve».

Il 25 giugno diventa sindaca, quali sono le tre cose che fa nei primi cento giorni?

«Siamo in piena stagione estiva e dunque la priorità è condizionata. Immediatamente parte l’operazione “Viale Ceccarini splendida”, un’azione di recupero del decoro. Ho creato un book fotografico: viale Ceccarini tra adesivi ai pali, aiuole da risistemare, cabine Telecom ed Enel scarabocchiate e pavimentazione divelta è in decadimento. Bisogna intervenire con urgenza. Come seconda cosa metto mano ai regolamenti. La musica, trovando una sintesi, al tavolo con le categorie, tra gli eccessi di prima e l’attuale chiusura totale. Stesso approccio per il regolamento per le attività accessorie di spiaggia: i chiringuito. Servirà grande pazienza per ricucire le relazioni tra gli operatori, al momento pessime. Terzo: avvierò la negoziazione con l’Ausl per la realizzazione del nuovo parcheggio dell’ospedale».

Ha in mente una grande opera?

«La riqualificazione del quadrilatero della mobilità lenta».

Cosa intende?

«È l’area tra viale Cesare Battisti e il porto e tra viale Dante e la ferrovia: la parte più pregiata della città, che gradualmente dovrà arrivare a una riduzione del traffico e della sosta delle auto. L’intero perimetro andrà riqualificato, penso per esempio ai giardini La viola, realizzati a partire dall’ultimo gradino del palazzo del Turismo. Costruiremo un portale al porto con la duplice funzione di coprire il Trc e fare sentire il turista che entra in quella zona già in vacanza».

Cosa avrebbe voluto dire sul Trc nel confronto al palaturismo?

«Che sul metrò di costa si può solo ragionare in termini di futuro e non di passato. Mi assumo la responsabilità di riqualificare il tracciato del Trc con un progetto di rigenerazione urbana: immagino un percorso di arte in movimento. Riccione era già spaccata in due a causa della linea ferroviaria: oggi abbiamo l’opportunità di intervenire operando una ricucitura. Guardare al futuro significa lavorare per garantire collegamenti con la fiera e mettersi attorno a un tavolo con gli altri sindaci della zona sud della provincia che chiedono di essere collegati al trasporto rapido».

Il sindaco di Cattolica Mariano Gennari non lo chiede.

«Ma quello di Misano Adriatico sì, e comunque dovremo collegare la zona sud della nostra città. Sul metrò si potrà portare la bicicletta così come su tutti i nuovi treni che entreranno in servizio: la mobilità integrata dovrà diventare parte della nostra cultura e del nostro stile di vita».

Qual è il suo luogo simbolo di Riccione e perché?

«La spiaggia... nel punto in cui l’onda rompe sulla battigia… lì si apre all’orizzonte e Riccione non è più una piccola città ma un posto del mondo».

Nell’elettorato riccionese di centrodestra fa molta presa il tema della sudditanza a Rimini. Si è mai chiesta perché e che opinione ha in proposito?

«Nasce per affermare la nostra riccionesità al momento della separazione da Rimini. Il salto culturale da fare è superare il sentimento di autosufficienza. Oggi, per esempio, le dinamiche di comportamento di chi fa una scelta di vacanza non sono legate alla località ma agli stili di vita e alle esperienze che si possono vivere. La cultura è quella della Romagna e la scelta di “Destinazione Romagna” (nella nuova legge regionale sul turismo, ndr) nasce da questa consapevolezza. Dentro questo quadro dobbiamo rivendicare la nostra riccionesità… il ruolo di punta di diamante di un sistema. Ma sia chiaro: sono una persona che non si fa mettere i piedi sulla testa da nessuno. L’esperienza degli ultimi tre anni dimostra chiaramente che difendere le proprie posizioni in ambito di area vasta è possibile solo se a quei tavoli ci stai, non se non ci stai».

Potendo, cosa demolirebbe di Riccione?

«I giardini dell’Alba, brutti e costruiti male».

Cosa non le piace dei riccionesi?

«Li vedo molto autoreferenziali. Il primato imprenditoriale che abbiamo avuto e il ruolo di cittadina eccellente della Romagna sono un nostro punto di forza ma anche di debolezza. Siamo troppo convinti e siamo dentro un pentolone dove la litigiosità è estrema. Avremmo la necessità di guardarci con l’occhio di un esterno, distaccato. È molto importante ricucire la città e lo farò partendo dalla rete associativa».

Tra i suoi rivali chi giudica inadeguato a fare il sindaco?

«Giudico inadeguati tutti coloro che personalizzano la missione pubblica, che portano sul personale temi che invece dovrebbero riguardare la collettività».

Che percentuale di voti si aspetta al primo turno?

«Non lo so. Lasciamo che siano i riccionesi a decidere».

C’è un candidato che sosterrebbe al ballottaggio se non dovesse arrivarci?

«Non mi sono posta il problema».

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