Sensoli: «Maglia nera per i soldi restituiti? Do meno perché ora lavoro di più»

Rimini

RIMINI. L’ultimo bonifico, fatto il 20 febbraio scorso, è davvero poca roba: 118 euro e 41 centesimi. E a guardare anche il penultimo versamento, mille euro tondi il 7 novembre 2016, si capisce perché Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5s, indossa la maglia nera tra i grillini per taglio allo stipendio. Tanto per fare un esempio, i suoi colleghi Silvia Piccinini e Andrea Bertani viaggiano a ritmi di 35mila euro all’anno restituiti. Stessi importi per la deputata riminese Giulia Sarti: 32.318 euro nel 2015, oltre 30mila nei primi nove mesi del 2016. Il rendiconto delle auto-decurtazioni della Sensoli, che nel 2016 ha dichiarato un reddito complessivo di 88.901 euro, presenta invece cifre più esigue: nel 2015 si è fermata a 14.820 euro; nel 2016 ha fatto peggio, con 9.905 euro. Tra l’altro di questi 23mila euro tagliati in due anni, ne mancano all’appello circa 8mila, visto che i quattro bonifici effettuati finora dalla consigliera sono stati per un importo totale di 15mila euro. Lei, però, dà la sua versione: «Se ci fosse qualcosa di non regolare, avrei già ricevuto una lettera dai vertici del M5s, ma questo non è avvenuto».

Ci spiega come mai lei è la grillina che restituisce meno?

«Intanto vorrei dire che è una polemica davvero inutile, perché l’impegno non si misura con i bonifici fatti».

In passato però è già emersa questa polemica, proprio all’interno del M5s. Il bonifico che ha fatto da 118 euro non è basso?

«Sì, ma quel bonifico dipende dal fatto che a fine 2016 la Regione mi aveva inizialmente congelato il rimborso per i viaggi per la questione Bla Bla car. Più avanti darò anche quelli».

Rispetto alle trattenute, 23mila euro in due anni, lei ha fatto versamenti per 15mila euro. Dove sono gli altri 8mila?

«I bonifici non si fanno a cadenza regolare, in seguito farò tutti i quelli necessari».

Resta il fatto che lei rispetto agli altri grillini, che versano tra i 30 e 40mila euro all’anno, dà in media poco più di 11mila. Perché?

«Io trattengo i contributi della pensione, 1.650 euro al mese, perché non sono in aspettativa come succede ad altri esponenti del Movimento 5 stelle».

Lei non ha una società di comunicazione dove lavora?

«Non più. Ho preferito dedicarmi al mio impegno in Regione. Questo significa che quando finirà io sarò senza lavoro».

Anche altri del M5s non hanno lavoro, eppure restituiscono il doppio o il triplo rispetto a lei.

«Guardi, è una polemica inutile. Le spiego: io se vado a un convegno sulla medicina ad Ancona, come ho fatto, do il mio contributo come rappresentante del M5s ma allo stesso tempo spendo soldi per raggiungere Ancona e tornare indietro. Se stessi a casa, potrei risparmiare, restituire di più, ma farei il mio dovere?».

Per questo il taglio che si è fatta dal 2015 al 2016 è calato arrivando sotto i 10mila euro?

«Anche. Se lavoro di più, come faccio ora, restituisco meno ma faccio il mio dovere».

Le contestazione sui tagli esigui le è arrivata anche dai vertici del Movimento?

«No, e questa è la garanzia che non sto facendo nulla di irregolare. Altrimenti la “diffida” mi sarebbe arrivata subito».

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