Maltrattamenti, la procura chiede il rinvio a giudizio della maestra

Rimini

RIMINI. Era il 22 aprile dello scorso anno quando i carabinieri di Rimini, dopo un mese di “osservazione” in diretta, in esecuzione a un’ordinanza firmata dal giudice Fiorella Casadei richiesta dal sostituto procuratore Davide Ercolani, arrestava Loredana Pacassoni. Infamante l’accusa: maltrattamenti aggravati dalla tenerissima età della vittime, i 26 piccoli della sezione “Cuccioli” dell’asilo “Il delfino” di Bellariva dove lavorava come educatrice. Di queste ore la notizia che il pubblico ministero ha chiesto il suo rinvio a giudizio.

Corsi e ricorsi

Quello di Loredana Pacassoni è un caso che ha fatto molto discutere anche per la querelle giuridica tra l’accusa e la difesa della maestra rappresentata dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini. Schermaglie che per due volte hanno visto pronunciarsi con esito alterno il tribunale del Riesame di Bologna e la Cassazione. Dei giudici con l’ermellino la prima sentenza che “inchioda” la maestra all’accusa di maltrattamenti e non di abuso di metodi educativi.

La storia

Bambini sgridati e minacciati con tono di voce vessatorio. Piccoli strattonati più volte solo perchè non avevano finito un puzzle o non erano in grado di tirarsi su da soli i pantaloni «oppure perchè non riuscivano a raggiungere in tempo un punto dell’aula dove l’insegnante aveva deciso di radunarli». Sono le scene che per un mese, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Rimini hanno dovuto vedere in diretta, senza poter intervenire, per raccogliere le prove che hanno portato all’arresto di Loredana Pacassoni.

Ore di registrazioni

Ventisei bambini di 3 anni terrorizzati da quella donna a sua volta nonna. Le accuse nei suoi confronti, secondo il pubblico ministero Davide Ercolani, sono state ampiamente dimostrato nelle lunghe ore di registrazione. Scatti d’ira, “raptus” che spesso e volentieri - è la tesi del pm -, scattavano quando si trovava rigorosamente da sola con loro. Urla ad un dito dal viso terrorizzato del piccino di turno che poi veniva preso per le braccia - è l’accusa - , sollevato e sbattuto come un tappeto pieno di polvere. Volo che in un caso si è concluso con la schiena del bambino sbattuta contro lo spigolo di un banco. Singolare la circostanza che le “vittime” della maestra fossero solo maschietti, con predilezione per un bimbo - viene fatto notare nell’ordinanza - , in particolare, che non sembrava esserle particolarmente simpatico. «È una roba questo qui... - è una frase attribuita alla maestra dopo un mese di registrazioni - lui fra un po’ vedrai dove va... un giorno o l’altro».

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