Giustizia per Dayana e Williams: Schettino da ieri è in galera

Rimini

RIMINI. Giustizia per i riminesi morti nel naufragio della Costa Concordia. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per il comandante Francesco Schettino, il quale ieri ha atteso il verdetto davanti al carcere di Rebibbia e appena ha saputo del verdetto non ha avuto dubbi su quello che doveva fare: «Busso in carcere per costituirmi, perché credo nella giustizia». Il suo avvocato ha poi annunciato l’intenzione di fare ricorso alla Corte europea.

La tragedia di 5 anni fa

Si mette così un punto alla vicenda legata alla tragedia in mare avvenuta cinque anni fa, il 13 gennaio 2012, quando la nave da Crociera Costa Concordia, durante una crociera partita da Civitavecchia e con destinazione a Savona, naufragò, girandosi su un fianco mentre faceva il noto “inchino” di fronte all’isola del Giglio. Trentadue persone trovarono la morte in quell’assurdo e tragico avvenimento: tra di essi anche i riminesi Williams Arlotti e la figlioletta Dayana, all’epoca rispettivamente di 36 e 5 anni. I loro corpi vennero trovati 40 giorni dopo la tragedia.

Schettino unico imputato

Non ci fu scampo per loro in quel drammatico urto sugli scogli, che provocò una falla di settanta metri nello scafo e fece rovesciare la nave che si appoggiò a uno sperone di roccia piegandosi su se stessa davanti, all’Isola del Giglio. Schettino, unico imputato per il disastro, è stato accusato dei reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci e omessa comunicazione all’autorità marittima. L’accusa in primo grado chiese 26 anni, ma non vennero riconosciuti l’aggravante del naufragio colposo e l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi.

Le scuse

Schettino aveva chiesto scusa due anni fa a Susy Albertini, madre della piccola Dayana. Lo aveva fatto pubblicando una lunga lettera nel suo libro, “Le verità sommerse”. La Costa Crociere, dopo una trattativa di pochi mesi, aveva deciso di risarcire i parenti di tutte le 32 vittime. La cugina di Williams, Sabrina Ottaviani, aveva però detto: «Il risarcimento non potrà mettere la parola fine, perché nessuno ci potrà mai restituire i nostri cari».

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