Grassi attacca Tosi e Conti: «Costretto ad andarmene da Riccione»

Calcio

RICCIONE. L’attacco è frontale e mette nel mirino un paio di candidati a sindaco: Carlo Conti e Renata Tosi, fino a febbraio insieme alla guida della città. «Grazie a Dio non più», parte fortissimo l’ex presidente della Fya Riccione Giorgio Grassi, attuale proprietario del Rimini. «Sono stato costretto ad andarmene – si sfoga il proprietario della Grabo Ballons –. Contro di me e la Fya ci sono stati oltre due anni e mezzo di ostilità. E francamente non conosco nessuna società sportiva che abbia fatto i salti di gioia durante quella amministrazione».

Non è passato inosservato un recente post dell’ex sindaca Renata Tosi «Forza Riccione, torniamo al Comunale», celebrativo della promozione in prima categoria dell’Unione calcio Riccione. Sintomo della cifra di governo di Renata Tosi – è la convinzione dell’ex presidente –: mettere le società sportive in contrapposizione l’una con l’altra. Dentro l’Unione, fuori la Fya.

I “dispetti”

Secondo Grassi la Fya è stata osteggiata dall’amministrazione Tosi sin dalle prime battute. «Andando a cercare i cavilli ci hanno tolto la gestione di alcuni campi che avevamo ottenuto con un bando. Contro di noi si sono mossi sempre spinti dal pregiudizio. Credevano che ci mangiassimo sopra ma non era così. Chi ha cariche nella Fya lo fa per volontariato e non manca chi mette mano al portafogli per mandare avanti la società. Non c’è stata nessuna possibilità di dialogo: diceva Einstein che è più facile sbriciolare l’atomo del pregiudizio. Con quell’amministrazione è stato così». Grassi non fa troppa distinzione tra l’azione di Carlo Conti, ex assessore allo Sport e ora candidato sindaco per il Patto civico, e Renata Tosi: «Facevano come con il cane: uno lo tiene e l’altro lo mena. Una volta hanno castigato noi, l’altra il San Lorenzo, l’altra ancora Famija Arciunesa e così tante altre realtà locali preziose».

Il bando per l’estromissione

Quanto al bando di cui si è chiacchierato a lungo, finalizzato – è l’accusa – a estromettere la Fya Riccione dallo stadio, Grassi preferisce non fare processi alle intenzioni: «Non posso affermare che fosse pensato per favorire altri, ma non ha tenuto conto della realtà che la Fya rappresenta: oltre quattrocento tesserati, un calcio che parte dal valore numero uno che sono le famiglie e i bambini e che al numero due mette la trasparenza nella gestione».

Il rammarico del proprietario del Rimini è di non avere mai potuto stabilire un rapporto di fiducia con il Comune di Riccione. «Non c’è stato rispetto. Non c’è stata considerazione per il valore sociale della nostra attività. Non si è tenuto conto di come un bene quale lo stadio di Riccione è stato gestito, anche a vantaggio delle casse pubbliche. Siamo stati una risorsa per questa città ma per ragioni incomprensibili non lo si è voluto capire. Chi guida la città deve essere come il babbo in una famiglia: deve tenere tutti insieme, non mettere i propri figli uno contro l’altro. Mi auguro che in futuro non sia più così».

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