Quelli del gruppo "Salvapatente": «Ci fanno chiudere? Ne apriamo un altro»

Rimini

RIMINI. Ora che il “gruppo segreto” è diventato un po’ meno segreto i componenti di “Salvapatente - Rimini e dintorni” sono già pronti a fondarne un altro. «Iniziamo a creare una pagina parallela per quando ci faranno chiudere», è uno dei tanti commenti, diverse centinaia, che si leggevano ieri sul gruppo sotto il post con l’articolo del Corriere Romagna che dava notizia dell’esistenza del gruppo.

In mezzo a tanta rabbia per essere stati scoperti - “sparare” sui giornalisti sembra essere sempre uno sport molto popolare - pare emergere la volontà di non interrompere le comunicazioni. Subito un’altra pagina Facebook in caso di chiusura di quella che al momento conta ottomila utenti. O, in alternativa, per evitare grane, una chat allargata di whatsapp. La funzione non cambia: segnalare tutte le pattuglie presenti sulle strade di Rimini e circondario.

Ma che colpa abbiamo noi?

I componenti del gruppo sono convinti di non commettere alcun reato. «Se segnalare dove sono i carabinieri è reato, allora commettono reato anche i cartelli che segnalano gli autovelox», si legge in un altro commento. Potrebbero non avere tutti i torti. Ci sono alcuni procure d’Italia che hanno perseguito gruppi come questo per le segnalazioni delle pattuglie, mentre altre non lo fanno. I reati ipotizzabili possono essere il favoreggiamento o l’interruzione di servizio pubblico ma non sono agevolmente contestabili.

Siamo nel giusto

I componenti di “Salvapatente - Rimini e dintorni”, o quantomeno alcuni di loro, sono convinti di svolgere addirittura una funzione sociale. «Se segnaliamo un velox o un posto di blocco, facciamo in modo che gli utenti che leggono il post rispettino i limiti e le regole della strada».

E’ evidente però che un delinquente non può che essere agevolato da segnalazioni di questo genere: saprà sempre che strade evitare dato ci sono 8mila persone a fare da potenziale informatore sulla presenza delle forze dell’ordine. Così come appare scontato che chi ha intenzione di guidare ubriaco o andando oltre i limiti di velocità si sentirà quasi immune dalla possibilità del ritiro della patente. C’è infatti chi ammette: «Senza ’sto gruppo andremmo tutti in bicicletta». E di fronte all’ipotesi di una chiusura forzata c’è chi si sente rassicurato scrivendo «morto un papa se ne fa un altro».

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