Sciopero delle mense, in 400 incrociano le braccia: niente pranzo in scuole e asili

Rimini

RIMINI. Sciopero dei lavoratori della ristorazione collettiva in arrivo. Tradotto: mense chiuse a scuola e per i bimbi niente pappa. Succederà domani, quando oltre 400 dipendenti del settore, impiegati in tutta la provincia, incroceranno le braccia. Si tratta di una protesta a livello nazionale nata dallo strappo al tavolo per il nuovo contratto: insufficienti per i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs le proposte delle associazioni imprenditoriali di settore. E anche a livello riminese si faranno sentire le ripercussioni. Circolare dal Comune. Per attenuare i disagi, a livello comunale, l’amministrazione si è mossa già da inizio settimana. «Lunedì abbiamo inviato una circolare all’asilo nido e alle 18 scuole di infanzia che gestiamo noi direttamente». Lo spiega l’assessore alla Scuola, Mattia Morolli, che anticipa già la linea comune adottata: «Non ci sarà nessun pasto “freddo” preparato in anticipo o soluzione alternativa, abbiamo semplicemente chiesto di avvertire i genitori dei bimbi e di anticipare l’uscita per quella giornata». Soluzione sostitutiva. Discorso diverso, invece, per la trentina di scuole elementari del comune, sulle quali però Palazzo Garampi non ha la gestione diretta. I sei dirigenti scolastici, a cui gli istituti fanno capo, hanno infatti carta bianca sulla scelta da adottare per attenuare i disagi del pasto saltato. Ognuno dei presidi, informato da giorni sullo sciopero in arrivo, sarà quindi libero di anticipare l’uscita degli alunni o trovare una soluzione sostitutiva al pasto cucinato dalle aziende incaricate della preparazione. Ospedali e caserme. Il disagio di domani potrebbe comunque ripetersi a breve, nel prossimo futuro, visto che la situazione legata ai dipendenti delle mense e e ai loro contratti è decisamente tumultuosa. La conferma arriva da Massimiliano Gabrielli, della Cgil, il quale conferma che «qui a Rimini è confermata un’altissima adesione che coinvolgerà non solo gli ambiti scolastici ma anche ospedali e caserme, anche se per questi ultimi sono previste per legge delle garanzie minime di servizio». Aumento stipendi. Per trovare una soluzione al fermento che ormai dilaga da tempo, bisognerebbe trovare un accordo «sull’aumento medio mensile in busta paga: sono stati chiesti 85 euro e ne sono stati offerti 35, troppo pochi». Non solo, «c’è anche un possibile peggioramento del trattamento della malattia, dei permessi e non si vuole più riconoscere la clausola sociale che impedisce il licenziamento dei dipendenti una volta che subentra una nuova azienda nell’appalto». Per protestare, anche una delegazione riminese partirà domani per essere alla manifestazione prevista davanti al ministero del Lavoro.

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