Bloccato il veliero della droga

Rimini

RIMINI. Un carico di cinquecento chili di cocaina destinata alla riviera romagnola è stato intercettato dalla polizia doganale spagnola in acque internazionali, al largo dell’isola di Capo Verde, poco prima dell’arrivo alle Canarie, tappa destinata allo stoccaggio. La droga era stipata a bordo di un veliero in navigazione da settimane sulle acque dell’Atlantico, proveniente dal Brasile. Nello scafo c’erano due persone: un esperto skipper spagnolo e un cittadino brasiliano che, nel tentativo di distruggere la merce ed evitare l’arresto, al momento dell’abbordaggio, hanno appiccato il fuoco allo scafo. Due agenti sono rimasti feriti, ma ad avere la peggio è stato lo skipper: ricoverato con ustioni nel trenta per cento del corpo. Il tutto accadeva due settimane fa e grazie a un rapido scambio di informazioni con le autorità italiane (carabinieri e Dda di Bologna), poche ore dopo è finito in manette a Barcellona un italiano. Si tratta di Maurizio Rossi, 48enne originario di Bologna, ma da anni residente a Riccione.

Secondo l’accusa il riccionese sarebbe coinvolto nel grosso traffico internazionale che ha i contorni del giallo. Si sarebbe trovato in Brasile alla partenza del veliero ed era in Spagna ad attenderne l’arrivo. Aveva un ruolo anche nella raccolta dei soldi necessari a un investimento del genere? E a chi sarebbe spettato il compito di pagare gli “scafisti” oceanici? C’è da scommettere che l’indagine seguirà i flussi di denaro e potrebbe portare fino ai pezzi grossi. Sulle sue frequentazioni si concentreranno gli sviluppi investigativi. Qualcosa si è già mosso: un altro fermo è stato appena effettuato nel Riminese. In manette è finito, infatti, Maurizio Radoni, 45 anni, ravennate di origine, residente a Forlì. Una volta avrebbe commerciato in telefonia ed è amico di Rossi. Lo hanno individuato a Riccione, era in visita a un’amica. Ieri, nel corso dell’udienza di convalida davanti al Gip del Tribunale di Rimini Sonia Pasini si è avvalso della facoltà di non rispondere. Anche su lui grava il sospetto di aver partecipato assieme a Rossi e ad altri soggetti in via di identificazione all’organizzazione delle importazioni internazionali di droga, E’ difeso dall’avvocato Filippo Airaudo.

I carabinieri del nucleo operativo di Bologna sospettano che il carico intercettato non fosse il primo, anche se di sicuro è quello più consistente e sul quale i coinvolti riponevano le maggiori aspettative. Rossi era volato verso le Canarie, secondo l’interpretazione degli inquirenti, per attendere il carico personalmente così da evitare sorprese sempre dietro l’angolo in certe situazioni. Chi conosce gli indagati “romagnoli” non crede alla possibilità che siano finiti in un giro del genere, addirittura con ruoli chiave e con rapporti di complicità all’estero. Qualcuno potrebbe averli messi in mezzo? Di certo nelle prossime ore potrebbero aversi altri sviluppi, in attesa che la notizia sia divulgata nella sua interezza dopo il necessario coordinamento tra organismi internazionali di polizia giudiziaria.

I cinquecento chili di cocaina “salvati” dalle fiamme gettano un’ombra sulla vicenda e sui suoi possibili sviluppi futuri. La Dda di Bologna avrà il suo da fare nel tentare di unire i puntini di una vicenda complessa con collegamenti che vanno dal Brasile alla Spagna. Tra tanta nebbia, una triste certezza: la riviera romagnola si conferma uno dei terminali privilegiati della cocaina.

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