Bimbi esclusi dalla scuola prescelta, scatta la protesta

Rimini

IMOLA. «E’ finita come al mercato delle vacche: in quale scuola lo piazziamo questo bambino? Dove lo mettiamo quest’altro?». E’ con questa immagine che una mamma sintetizza la riunione con i dirigenti scolastici e con l’assessore alla Scuola Giuseppina Brienza di mercoledì pomeriggio. Un incontro con le famiglie i cui figli non sono stati accolti nelle tre scuole elementari che avevano indicato al momento delle iscrizioni. «Hanno praticamente messo all’asta i posti che erano rimasti a disposizione», le fa eco un babbo.

Sono solamente due esempi possibili di genitori che avevano fatto richiesta per il tempo pieno e che considerano l’alternativa del tempo modulare alla scuola “Giosuè Carducci” come una «soluzione che non è percorribile».

Già in una lettera inviata a tutti i presidi, al dirigente del settore “Scuole” e all’assessore giovedì 10 marzo, le famiglie avevano scritto che «l’esperienza scolastica e l’apprendimento di un bambino italiano in un contesto di quel genere risulta sicuramente rallentata e potenzialmente di disagio, con il conseguente rischio di compromettere l’approccio al mondo scolastico. Nessun genitore può considerare accettabili questa scelta e questo rischio per il proprio figlio. Non possiamo considerare le scuole “Carducci” come un’offerta scolastica paragonabile alle altre».

«Non siamo razzisti. Il problema non è tanto la concentrazione dei bambini stranieri, quanto l’alfabetizzazione», ci tengono a fare presente le famiglie, il giorno successivo alla riunione. E rafforzano questa loro posizione sottolineando che «si tratta di una constatazione che stanno cominciando a fare anche i genitori stranieri».

All’appuntamento di mercoledì, le famiglie non si erano presentate affatto impreparate, ma con una dettagliata lista di critiche in merito alle modalità di gestione delle iscrizioni (si vedano i box) e una proposta: «La disponibilità di ventitré posti alle scuole Carducci, a fronte di due classi da venticinque studenti in programma ma di soltanto ventisette iscritti, potrebbe portare alla non attivazione della seconda. Perché le risorse a disposizione non possono essere dirottate verso l’istituzione di una classe a tempo pieno presso la scuola “Athos Rubri”, quella maggiormente richiesta dai genitori?».

«La preside dell’Istituto comprensivo n. 2, che non si è presentata all’incontro... e non ci è dato sapere per quale motivazione... ci aveva già risposto di essere sicura che fra oggi e settembre si riuscirà a riempire anche la seconda classe», riferiscono le famiglie. «La dirigente dell’Ic 6, invece, ha detto che non firmerà mai una deroga per l’accoglienza di un numero di bambini in più così elevato rispetto a quello previsto, per mancanza degli spazi e delle condizioni di sicurezza necessari».

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