Guerra delle cliniche, tutti assolti

Rimini

LUGO. Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si chiude così per tutti e tre gli imputati il processo per la cosiddetta “guerra delle cliniche”. Gli imputati erano l’ex assessore alla Sanità Carlo Lusenti, quello che fu il suo braccio destro Tiziano Carradori (ai tempi direttore generale oltre che ex numero uno dell’Ausl di Ravenna), e la dirigente Bruna Baldassarri, un tempo direttrice degli ospedali di Lugo e Faenza. I tre erano accusati a vario titolo di falso e concussione. La pm Morena Plazzi, mercoledì, aveva chiesto l’assoluzione per Lusenti, tre anni per Carradori e due anni e otto mesi per la Baldassarri.

Il Gup Rita Zaccariello ieri ha invece assolto gli imputati.

L’inchiesta della procura partì in seguito ad un esposto di Hesperia Hospital, realtà modenese che aveva denunciato presunte irregolarità nell’attribuzione di fondi alle case di cura. Secondo le indagini iniziali, si ipotizzava che Lusenti e i due dirigenti avessero favorito, nelle procedure di accreditamento per l’alta specialità, alcune cliniche del gruppo Gvm Care&research (tra cui Villa Maria Cecilia) a scapito della clinica modenese Hesperia Hospital. I due dirigenti Carradori e Baldassarri, in una serie di incontri, avrebbero minacciato e tentato di costringere il legale rappresentante di Hesperia, Maria Laura Garofalo, a firmare un rinnovo della convenzione (per la fornitura di prestazioni specialistiche) in cui erano contenute clausole false, come l’attestazione che Villa Torri e Villa Salus avessero rispettato un determinato numero di interventi svolti (mentre non era vero), requisito necessario all’accreditamento. In sostanza, dunque, i dirigenti regionali si sarebbero mossi per “mantenere le esistenti condizioni contrattuali” e assicurare alle cliniche del gruppo Gvm “il consolidamento dei guadagni fino a quel momento irregolarmente realizzati”. Questo sosteneva l’impianto iniziale dell’accusa non ritenuto però attendibile dal giudice che ha mandato tutti assolti.

Soddisfatto per la decisione il legale di Carradori, Alessandro Gamberini, che uscendo dall’aula si è detto «meravigliato che la promozione dell’azione penale, che non lascia indenne chi la subisce, avvenga su basi così inconcludenti». Ben venga, aggiunge l’avvocato, «il controllo di legalità nella pubblica amministrazione, ma non deve essere generico e non può svolgersi senza un rigoroso vaglio, che qui non c’è stato».

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