Grillo sbarca al Palasport

Rimini

CESENA. Arriverà anche a Cesena, il prossimo 21 maggio, il nuovo spettacolo di Beppe Grillo. Sarà il Nuovo teatro Carisport ad ospitare il comico genovese in un tour (partito nelle scorse settimane) a metà strada tra satira e politica.

Beppe Grillo si è rimesso a dare spettacolo dunque (i maliziosi diranno che non ha mai smesso), ma non si capisce se rinunci al suo doppio lavoro come capopopolo. Intanto il dilemma è già un perfetto soggetto teatrale, infatti il nuovo show s’intitola «Grillo contro Grillo», cioè, stando alla promozione, «una storia di schizofrenia. Di un uomo diviso fra due identità. Quella di comico e di politico».

Il debutto è stato al Linear Ciak di Milano, un capannone subito preso d’assalto: 1950 biglietti venduti su duemila. Difficile è stato capire, stando alle ricostruzioni, se la folla fosse tutta “pentastellata” o ci sia stato anche chi ha pagato il biglietto (51,75 euro costerà il parterre di Cesena, 28,75 euro le gradinate) nel tentativo di rivedere il Grillo delle origini, quello che semplicemente “faceva ridere”.

Tra i pochi che non hanno fatto la coda per entrare con i rigidi sistemi di sicurezza in atto, spiegano le cronache, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che però non ha sciolto l’arcano. Grillo molla l’M5S o no? «Stasera parliamo di futuro - ha detto - È il movimento che ha Grillo come garante ma cammina sempre di più sulle sue gambe».

In scena sono andati due Grillo: uno in carne e ossa, l’altro in un video, uno comico in maniche di camicia e l’altro politico in giacca e cravatta. Il monologo è come sempre incalzante... «Perché ho bisogno di capire chi sono, solo che invece di andare dallo psichiatra ho fatto venire qui il pubblico».

Il tutto senza rinnegare certo la storia pentastellata: e si inizia con l’elenco dei deputati e degli eurodeputati eletti, «tutta gente onesta», ovviamente, anche se nel frattempo un po’ se ne sono andati o sono stati buttati fuori.

Sul doppio ruolo Grillo gioca: «Come ho fatto a creare un movimento che forse è il più grande d’Italia? Non lo so, in realtà io scherzavo». Magari con un po’ di rimpianto per lo sghignazzo perduto e ora ritrovato: «Esplode una villetta a Sanremo, probabilmente per una perdita di botulino di Garko. Da politico non potrei mai fare una battuta del genere». La via d’uscita da questa schizofrenia è ripartire dall’inizio, la giovinezza a Genova, i primi lavori nel porto («Rubavano tutti, compresa la Finanza e naturalmente io»), le canzoni del cabaret contro tutti: Chiesa, Stato, i borghesi...

«La mia vita è sempre stata giocata su una battuta», ha detto raccontando di quando i socialisti lo cacciarono dalla Rai. Poi la scoperta dell’impegno, che lui racconta come fosse quella dell’acqua calda: «In scena parlavo di diossina, e tutti mi chiedevano: ma perché bestemmi?».

Senza mancare di scendere verso la platea per interagire col pubblico additandolo: «Tu! Stai attento! Sei del Pd, lo so».

Compare anche l’ologramma di Casaleggio, l’uomo che rivelò la Rete al suo profeta: «Io non sapevo neanche cosa fosse, un blog».

Grillo insomma non ha perso la mano. Alterna le barzellette alle prediche, le grida ai sussurri, le battute alle battaglie, i ricordi alle profezie (catastrofiche) la classe media che sparisce e un signore atterrito puntato in platea: «Sei Ncd, vero. Lo sento, ti fiuto». I temi sono quelli soliti, non leggeri né lievi: «Vi annoio?», chiede lui. Applausi, in ogni caso. È un comizio o uno show, teatro o politica? La vera notizia è che, come successo anche in passato, la differenza se c’è non si vede.

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