Rubavano i risparmi dai conti correnti: «Razziato un milione»

Rimini

RAVENNA. Una vera e propria banda ambulante: c’erano i falsari napoletani, gli esperti informatici, i maghi del “phishing” venuti dalla Romania e gli addetti ai “lavori sporchi” che, nel “tempo libero”, non disdegnavano qualche furto in appartamento tra Ravenna e Cervia. Una banda dall’alto profilo criminale composta da dieci persone (tra cui due donne) tutte arrestate con l’accusa di frode informatica, riciclaggio e clonazione di carte di credito. I dieci sono stati incastrati dai carabinieri di Cervia e Milano Marittima dopo un vero e proprio blitz nato quasi per caso grazie all’acume investigativo di due carabinieri fuori servizio. Tutto comincia martedì pomeriggio, quando un brigadiere (Giovanni Piccolo) e un appuntato (Valerio Storto) stanno facendo la spesa insieme alle rispettive famiglie in un supermercato di Pinarella. I due notano una Bmw scura; dentro ci sono il napoletano Mario Cuomo e Tibor Simon. Quest’ultimo è un volto noto ed è considerato molto attivo nell’ambiente degli scassinatori: nell’agosto scorso era scappato a piedi da un posto di blocco, mentre in ottobre lo aveva addirittura forzato rischiando di ferire un carabiniere con la sua auto lanciata a tutta velocità sull’Adriatica. I due carabinieri non hanno né dubbi né esitazioni - lasciano le rispettive famiglie con le borse della spesa in mano - e allertano la centrale.

Sfruttando il fatto di essere in borghese decidono di pedinare la Bmw che sta molto probabilmente ultimando un sopralluogo per ulteriori furti in casa. La Bmw “conduce” i militari fin sotto un elegante complesso residenziale di Pinarella, in via Piemonte al civico 27. In pochi minuti altre pattuglie convergono sul posto. Poco dopo gli uomini del Radiomobile e della Compagnia di Cervia e Milano Marittima, coordinati dal tenente Andrea Giacomini, fanno irruzione nella casa. Il loro obiettivo è fermare Simon, ma basta uno sguardo per capire che in quella casa è stata allestita una vera e propria base operativa per le truffe on line. Ci sono almeno una decina di computer accesi, documenti falsificati sparsi, carte di credito clonate, e cellulari che la banda utilizza per comunicare tra loro. Le persiane delle finestre sono abbassate per non destare la curiosità dei vicini. I carabinieri irrompono sia dalla porta principale che dal retro. Questa volta Simon non oppone resistenza. In mano ha un chiavistello utilizzato per aprire le porte blindate o i videopoker, il connazionale che gli è vicino prova invece a nascondere sotto al letto alcune carte di credito. Nel salotto gli altri sono tutti al computer in attesa che qualche correntista abbocchi alla truffa. «Da un primo approssimativo esame di quei documenti - spiega il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Massimo Cagnazzo - stimiamo che possano aver rubato almeno un milione di euro dall’inizio dell’anno». Per tutti e dieci gli indagati il gip ha convalidato l’arresto. Otto di loro dovranno restare in carcere come chiesto dal pm Lucrezia Ciriello.

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