Ricercato come un latitante, carabinieri in hotel

Rimini

SAN MARINO. Lo hanno prelevato dalla sua camera d’albergo, armati, col giubbotto antiproiettile, pronti ad avere a che fare con un criminale sul quale pendeva un ordine di cattura per associazione a delinquere di stampo mafioso. Peccato che quel documento fosse ormai scaduto da anni e che le accuse che avevano portato alla sua emissione sono cadute una a una nel corso degli anni, giungendo a una piena assoluzione di Roberto Zavoli. Il 64enne imprenditore sammarinese riesce ancora a sorridere dopo la brutta avventura: «Per fortuna non mi spaventa più niente, mi basta essere in salute e avere la mia famiglia vicino». Moglie, figli e nipoti ai quali Zavoli è riuscito a evitare la “sorpresa” di trovarsi i carabinieri in camera, per l’ingenuità dell’addetto alla reception dell’albergo di Soligo, vicino a Conegliano veneto, che ha avvertito il genero dell’arrivo delle forze armate. «Così li ho aspettati in camera e ho mandato i miei familiari a fare colazione: per fortuna, lo spettacolo di uomini armati non è stato bello».

Sabato Zavoli arriva nel paesino del trevigiano per fare visita ad amici e decide di fermarsi per una notte. Si registra alla reception e va a dormire. «La mattina dopo mio genero scende per fare colazione e sente che alla reception viene fatto il mio nome. Erano i carabinieri, gli dice l’addetto. Così viene nella mia camera e mi avverte. Rimango ovviamente interdetto, ma, come ho detto, non mi spaventa più nulla dopo tutto quello che ho passato e li aspetto. Sono arrivate due, tre auto dei carabinieri, alcuni in borghese, altri armati e con giubbotti antiproiettile e mi hanno chiesto di seguirli in questura».

Lì Zavoli viene a conoscenza di essere ricercato, un latitante, con un ordine di cattura che si riferiva ad accuse del 2013 inerenti un suo presunto coinvolgimento con il clan Vallefuoco. Prosciolto da queste accuse, assolto in appello nel procedimento per riciclaggio (difeso dall’avvocato Stefano Caroli) nel quale era coinvolto anche Livio Bacciocchi, Zavoli non ha nessuna pendenza. Ma non per le forze dell’ordine di Conegliano, che, ricevendo la sua registrazione dall’albergo, trovano che su di lui pende un ordine di cattura. «Una volta chiarito col mio avvocato in caserma sono stati molto gentili - spiega Zavoli - e anche imbarazzati per l’accaduto: quell’ordine di cattura non è mai stato cancellato». Tutto bene quel che finisce bene, ma Zavoli ha dovuto comunque restare a disposizione dei carabinieri, in albergo, per un altro giorno: oggi, una volta avuta la conferma definita dai colleghi campani, potrà tornare a casa.

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