Dagli scantinati dell'Ausl spunta l'antico tesoro

Rimini

RAVENNA. C’è uno scantinato che racchiude segreti e tesori in ogni favola noir che si rispetti, ma che ce ne fosse uno anche negli archivi dimenticati dell’Ausl, Ravenna lo scoprì solo nell’estate del 2001 quando, complice un acquazzone e un allagamento all’ospedale, riemersero dal nulla quattro teste mummificate, poi risultate essere appartenute ad altrettanti noti briganti della zona del primo Ottocento, la cui esecuzione servì a soddisfare qualche antico studio sulle teorie Lombrosiane che volevano che i cattivi fossero anche brutti. Nei mesi scorsi, da qualche “scantinato” della scuola infermieri è emerso un altro tesoretto che aspetta solo di essere esposto: sono 29 plastici anatomici, anch’essi risalenti al primo Ottocento e di origine ancora ignota. Si sapeva della loro presenza già dagli anni Settanta, ma ora sono stati appena restaurati e il servizio di Conservazione del patrimonio storico, artistico e archivistico dell’Ausl della Romagna spera di poterli presto mettere in mostra. Magari sulle pareti di un altro gioiello tutto romagnolo: una farmacia dell’Ottocento che ha sede a Lugo, la più antica del territorio e che racchiude al suo interno anche una parte addirittura Settecentesca.

«Sono ancora da studiare, ma si tratta di pezzi unici e bellissimi - spiega Sonia Muzzarelli, responsabile del settore conservazione patrimonio storico, artistico e archivistico dell’Ausl unica -. Li abbiamo trovati nei locali della scuola infermieri ma non è detto che da lì derivino. Sono 29 e tutti della stessa fattura anche se di misure diverse: sono fatti in gesso, incorniciati di legno, e rappresentano, sezionate, le varie parti del corpo, i vari organi. E’ “simpatico” quello dedicato al cranio, dove il “modello” sezionato porta i baffi secondo gli usi del tempo». Grandi mezzo metro per 70 o più, sono ora quasi tutti restaurati. «Adesso il mio tentativo - chiosa la Muzzarelli - è quello di inserirli in mostra perenne nella farmacia storica di Lugo, per il momento restano al sicuro in un deposito attrezzato di Ravenna. Come detto, l’origine è ignota ma a mio avviso è facile provengano dallo stesso tipo di collezione dal quale provenivano anche le teste mummificate dei quattro briganti».

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