McCurry, i numeri del successo

Rimini

FORLÌ. Cosa resta della mostra di Steve Mc Curry? L’immagine di lui che punta la fotocamera del cellulare sul pubblico fitto e già in coda il primo giorno per incontrarlo di persona al “Diego Fabbri”, scatta e dice: «Questa la mando a mia mamma». L’immagine delle code ordinate agli ingressi del San Domenico con i visitatori - fans del fotoreporter - pop star, disposti a ore di attesa al gelo pur di vedere le sue immagini. L’immagine di una città che, trasformato un esperimento in un successo, riflette già su come capitalizzare emozioni, esperienze, nuove relazioni.

L’evento in cifre.

Doveva venire a fare solo una chiacchierata sulla sua idea di “buon vivere” alla settimana più green del calendario forlivese. Poi è nata anche l’idea della mostra, peraltro la sua ottava negli ultimi otto anni in Italia. A fare la differenza non stati quindi gli scatti inediti, che non c’erano, ma le emozioni. L’incontro diretto col fotoreporter, il suo tour per la città, la promessa di tornare a Forlì, probabilmente il prossimo settembre, per un progetto che bolle in pentola. «In otto anni siamo arrivati a 700mila visitatori, con Mc Curry abbiamo scommesso sul milione entro i prossimi due anni - spiega Alberto Rossetti di Civita, allestitore e gestore -. Per Forlì ci aspettavamo di arrivare a 50mila e così era l’andamento fino alle Feste, quando è arrivato invece il picco. Di 78.543 visitatori totali, circa 30mila sono arrivati nelle ultime due settimane, la media giornaliera da 839 persone è schizzata a 2.491. Si sono verificate delle criticità nell’accoglienza, lo sappiamo, ne facciamo tesoro». L’indagine su un campione di 1.500 visitatori (escluse le ultime due settimane) dice che la mostra è piaciuta parecchio: il 74% l’ha promossa con un voto da 9 a 10. Ma chi l’ha vista? Il 48% erano forlivesi, il 38% da altre province o regioni, il 4% stranieri. Soprattutto donne (58%). In gran parte giovani (45% fra i 25 e 44 anni) e giovanissimi (16% under 24). Venuti in stragrande maggioranza apposta per la star Mc Curry, solo il 19% ha dichiarato di voler visitare o aver visitato altro in città. Ma almeno il 40% di chi arrivava da fuori ha dormito in città, il 29% veniva per la prima volta a Forlì. Inoltre il 40% del totale, composto soprattutto da forlivesi, per la prima volta ha messo piede al San Domenico.

Polo San Domenico.

«Su questi numeri occorre ragionare - afferma il presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Roberto Pinza -. Non solo il numero dei visitatori è andato oltre le previsioni, ma anche il modo di fruire la mostra». «Abbiamo visto tanti giovani e un modo diverso di vivere un evento culturale, diverso dal godimento estetico più consueto. Interroghiamoci» sottolinea Cristina Ambrosini, direttrice dei servizi culturali. Già ora il San Domenico non è più solo definibile come un museo. «L’offerta è ormai plurima, ci sarà sempre più spazio per tutte le arti» conferma il sindaco Davide Drei. “Emozione” è la parola chiave per Monica Fantini creatrice della “Settimana del buon vivere” che ha portato il fotoreporter a Forlì: «La nostra forza sono i progetti che si creano grazie alle relazioni che nascono per parlare di quello che vogliamo essere in futuro».

Dopo Mc Curry.

Una di queste relazioni è quella con la curatrice Biba Giacchetti che a sua volta ha scoperto Forlì. Visto che pare ormai chiaro che altro spazio per la fotografia al San Domenico ci sarà, forse potrebbe essere uno degli altri fotografi del portfolio della Sudest 57, l’agenzia della stessa Giacchetti, ad arrivare dopo Mc Curry. Uomini, fotografi, con buoni argomenti da spendere sulla vita e le ragioni per viverla ce ne sono: dal decano Elliot Erwitt, a Duan Michals, a Howard Shatz. «Ma non dipende dal mio carnet - dice lei -, dipenderà dal nuovo progetto del gruppo forlivese». E allora è possibile pensare anche, dopo tanto colore, alle profondità in bianco e nero di un Salgado.

Il fotoreporter.

Voleva esserci per i saluti. Ha videochiamato ieri mattina dall’India, dove sta lavorando a un nuovo progetto: ritrarre persone che leggono: «Sto scattando foto nuove e raccogliendone altee già fatte negli anni in 20/30 paesi. Leggere è una attività che accomuna tutti gli uomini». Poi andrà in Afghanistan e in Iran, quindi di nuovo in Italia e pare di nuovo anche a Forlì. Steve Mc Curry ride al telefono e saluta con la mano: «Di Forlì ho amato l’accoglienza, il calore dell’incontro con le persone e le serate in osteria, il Sangiovese in particolare...». Ma ha anche scattato per le strade della città e di Predappio: «Conoscevo la storia di Forlì, ho visto palazzi, monumenti e architetture interessanti, meritava più tempo per essere fotografata. Ma non mancheranno occasioni. Tornerò», conferma il fotoreporter.

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