Provincia, le poltrone dei politici non le vuole nessuno

Rimini

RIMINI. Chi l’avrebbe detto: le poltrone del potere non è interessano a nessuno. Almeno quando c’è da mettere mano al portafoglio. Ricordate gli “scranni” in pelle (Frau) dei consiglieri provinciali? Erano stati messi in vendita (praticamente al migliore offerente), ma alla data di scadenza del bando (chiamiamolo così), la Provincia si è trovata di fronte a un’amara verità: nulla da fare per eccesso di ribasso.

Ieri mattina dall’ente di Corso d’Augusto hanno spiegato che qualcuno si sarebbe anche informato rendendosi disponibile a portare via tutto, peccato che non volesse pagare nulla, oppure offrisse talmente poco per l’intero blocco da rendere impossibile l’affare. Si è quindi deciso di cambiare strada. Fra qualche giorno sarà ufficializzata un’altra proposta: a ogni pezzo sarà attribuito un prezzo e venduto singolarmente. In più saranno aggiunti altri oggetti di arredo utilizzati sempre dai consiglieri.

Un po’ per fare cassa, un po’ perché con lo smantellamento del consiglio erano diventate inutili, questa estate da Corso d’Augusto hanno deciso di vendere le poltrone della politica. Magari anche un atto simbolico. In ogni caso non servono più, dato che il presidente e i dodici consiglieri rimasti si riuniscono in una stanza molto più modesta.

Era stato tutto racchiuso in unico lotto: decine di poltrone in pelle Frau, scranni, impianti di amplificazione, ma anche altri pezzi più pregiati come un tavolo di legno massello che veniva utilizzato nella stanza antistante, assieme ad altre sedie pieghevoli sempre marchiate Frau, oltre a un impianto di registrazione digitale.

Si trattava di un lotto con un valore stimato in circa 50mila euro. «E’ tutto quasi completamente nuovo e mai utilizzato» spiegarono dalla Provincia. Sulla base dell’annuncio estivo, la data per ricevere le offerte era fissata nel 28 agosto e i giorni successivi erano stati dedicati alla scelta.

L’obiettivo era quello di dare la priorità a chi era intenzionato a portarsi a casa tutto in blocco e per questo motivo erano state contattate numerose aziende private, istituti scolastici e universitari. Nulla da fare.

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